Riforma Meloni-Nordio e linguaggio da anni di piombo
Il governo di Giorgia Meloni ha portato all’esame dell’aula di Montecitorio la più ambiziosa riforma della giustizia che si sia mai vista. Il potere esecutivo ha quindi svolto il suo compito e adesso la palla è nelle mani del legislatore e quindi della maggioranza di centrodestra che ha sottoposto agli elettori un programma articolato che ha nella giustizia uno dei punti più qualificanti. Se ne è parlato più volte su questa testata ed in questa rubrica e la qualità del disegno di legge che porta la firma di Giorgia Meloni e di Carlo Nordio non è messa in discussione da nessuno. Fintanto che la discussione rimane nella sede sua propria, appunto le aule di Camera e Senato, non ci sarebbe nessun problema per il governo e la sua maggioranza. Il punto è che l’Associazione Nazionale Magistrati ha deciso di alzare barricate giacobine senza alcun limite pur di frenare la riforma ed in genere l’azione del governo e questo non è previsto dalla Costituzione, che per riformare se stessa ha una norma precisa, l’art. 138, che non prevede votazioni del Consiglio Superiore della Magistratura in aggiunta a quelle parlamentari. Ovviamente, la magistratura nella persona di ciascun magistrato nonché del suo ente esponenziale, che è appunto l’ANM, ha tutto il diritto d’interloquire e di proporre miglioramenti e precisazioni, sempre possibili, non tuttavia di agire con una sorta di ostruzionismo extraparlamentare. Eppure il linguaggio di alcuni magistrati è eversivo quanto quello di brigatisti ed estremisti che dell’assalto a Giorgia Meloni fanno una questione degna di una guerra civile e, colti sul fatto con i loro messaggi e le intercettazioni, non sentono neanche il bisogno di rettifiche, smentite o scuse. Estremisti ed alcuni magistrati, speriamo isolati, accomunati dal linguaggio da Piazzale Loreto. Il problema, secondo chi scrive, è che porre nell’obiettivo delle proprie critiche la premier e la sua famiglia utilizzando slogan da anni di piombo non è percepito con alcun disvalore, né nelle Università, né nelle manifestazioni artistiche come concerti o eventi vari, né nelle chat dei magistrati. E tutto questo è infame oltreché assurdo sia perché Giorgia Meloni è una donna, sia perché non è fascista, non è nazista ed è impegnata più di tute le donne d’Italia da alcuni anni alla guida del paese e non negli scontri di piazza a suon di molotov e manganelli. La sua persona e la sua figura di Presidente del Consiglio andrebbero tutelate ben diversamente. Il fatto è che nessuno a destra è abbastanza idiota da fare il ridicolo sforzo di accumunare Elly Schlein alle brigate rosse: sarebbe un’assurdità senza senso.
Eppure da sinistra si continua ad accomunare Giorgia Meloni ad Hitler o stravaganze varie. Non c’è niente da ridere però perché tutta questa massa di insulti e oscenità genera una quantità infinita di odio e violenza e di questo sono e saranno vittime non solo Giorgia Meloni e chi la difende ma anche ogni altra donna ed ogni altro uomo. La mancanza di argomenti della sinistra ci obbliga a vivere immersi nell’odio e nella rabbia, nell’insulto e nella violenza e di questo non c’è nessuna coscienza soprattutto dove ci dovrebbero essere formazione, pensiero e discussione: nelle università e dove ci dovrebbe essere assoluto distacco e imparzialità: nelle organizzazioni di magistrati.
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