Fu deportato e morì a Mauthausen, agli eredi 720mila euro di risarcimento dopo 80 anni
Era stato deportato e ucciso, su ordine diretto di Hitler, in uno dei più nefasti luoghi dell’orrore nazista, Mauthausen, solo per aver scioperato: ora a due anni dalla posa della pietra d’inciampo sotto la sua abitazione dell’epoca a Empoli, il Tribunale di Firenze ha stabilito un risarcimento per gli eredi pari a circa 720 mila euro. È la prima sentenza che risarcisce un internato toscano, le altre pronunce dei mesi scorsi riguardavano stragi che i nazisti avevano compiuto in Italia. Adesso dopo il verdetto, se l’Avvocatura di Stato non farà appello, per il legale dei familiari si aprirà l’iter amministrativo per poter chiedere di accedere al fondo governativo, istituito nel 2022 da Mario Draghi che prevede proprio il ristoro dei danni subiti dalle vittime del Terzo Reich ad opera del Mef. La notizia è riportata oggi dal Corriere Fiorentino.
Gaetano Comunale era nato nel 1901 a Santa Maria Capua a Vetere ma nel 1944 viveva già da tempo ad Empoli ed era un maestro vetraio, tra i migliori, delle vetrerie Taddei. Il giudice Massimo Maione Mannamo ha ricostruito, nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi, la sua vicenda. L’8 marzo del 1944 furono infatti arrestate dai nazisti, a Empoli e negli altri comuni limitrofi, ben 117 persone, tutte civili, tra cui 26 operai della vetreria Taddei di Empoli, e furono trasferite in gran parte nel campo di concentramento di Mauthausen dove arrivarono l’11 marzo del ’44. In pochi riuscirono a tornare a casa. Molti morirono nei sottocampi di Gusen, Ebensee e nel castello di Hartheim e altrove. Gaetano Comunale morì a Mauthausen alla fine di aprile del 1945, ucciso senza pietà dalle Schutz-Staffel, passate alla storia poi il ben noto acronimo SS.
A cavallo tra la fine del febbraio e i primi giorni di marzo del 1944, i sentimenti di rivolta alla guerra della popolazione italiana si intensificarono e portarono a grandi scioperi in tante importanti città. In particolare, il 4 marzo 1944, nella provincia di Firenze, a Prato, e nell’Empolese, si era registrata una manifestazione di protesta con una massiccia partecipazione, soprattutto degli operai delle vetrerie di Empoli, che avevano aderito allo sciopero nazionale avanzando richieste di aumenti salariali e invocando la fine della guerra. La grande mobilitazione, ricorda il Corriere Fiorentino, non passò inosservata, tanto che il regime nazista, per decisione diretta del Führer, organizzò un’operazione di rastrellamento in rappresaglia. L’8 marzo 1944 dalla vetreria dove lavorava vennero prelevati 26 operai tra cui Gaetano. Da lì furono portati a Firenze, prima presso Villa Triste, sede della sezione di polizia politica tedesca, poi in Piazza Santa Maria Novella. Vennero quindi tutti trasferiti alla vicina stazione ferroviaria ed assieme ad un centinaio di altri sventurati caricati in un vagone bestiame. Solo il 12 dicembre 1949 giungeva “finalmente” alla famiglia comunicazione ufficiale da parte della presidenza del Consiglio dei ministri che la morte di Gaetano risultava avvenuta a Mauthausen, nel distretto austriaco di Linz III, il 30 aprile 1945 rettificata poi negli anni al 23 aprile 1945. Ora la sentenza che ne ricorda la morte, la tragedia, ma anche il sacrificio e il coraggio per essersi in qualche modo ribellato, insieme agli altri operai e civili, al nazi-fascismo e alla violenta e disumana oppressione di quegli anni terribili.
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