Attualità

“Orsi pericolo per il territorio”, pioggia di sì (98%) al referendum

di Ivano Tolettini -


Due vallate, quella di Sole e di Non, ed il medesimo risultato: il 98% di chi si è recato alle urne per il referendum sulla presunta pericolosità degli orsi e i problemi che da essi derivano non ha avuto dubbi. I grandi carnivori sono diventati un’emergenza per la popolazione residente, che da quando si sono registrate alcune aggressioni all’uomo, come quella mortale ai danni del runner Andrea Papi nella primavera 2023, vive con grande disagio la loro presenza. Il referendum sull’orso proseguirà nelle prossime settimane anche nelle valli Giudicarie, Rendena e con ogni probabilità dei Laghi, dove l’esito non dovrebbe discostarsi molto. In val di Non sono stati in 14.153 a recarsi alle urne, pari al 45,7% degli aventi diritto, mentre in val di Sole, a fine ottobre, era stato il 63% per quasi 8 mila votanti.

LIFE URSUS – I residenti hanno detto a chiare lettere che il progetto “life Ursus”, che ha riportato il plantigrado soprattutto nel Trentino occidentale, dev’essere rimodulato e gli orsi devono essere in qualche maniera contenuti perché la loro proliferazione in alcune vallate è diventata un problema oggettivo. Non è bastato mettere cartelli all’inizio dei sentieri e nei boschi sulla presenza dell’orso; istruire la popolazione e investire risorse finanziarie non di poco conto per favorire la convivenza tra l’uomo e i grandi carnivori, perché la questione di fondo è che nel giro di vent’anni la loro presenza è avvertita come ingombrante perché ha fatto in parte cambiare le abitudini della gente di montagna. Poiché non è raro incontrare l’orso, sopratutto quando la femmina è con i piccoli, si comprende perché il disagio è diventato palpabile e si chiede alle autorità di intervenire anche per non favorire il bracconaggio.

Se le associazioni ambientaliste e animaliste hanno ripetutamente sollevato il problema contrario, denunciando a più riprese il governatore Maurizio Fugatti per i provvedimenti, anche di abbattimento, adottati contro gli orsi, non c’è dubbio che chi vive la montagna quotidianamente manifesta un palpabile malessere. E i primi cittadini a più riprese si sono fatti portavoce delle loro popolazioni. Sono sorti comitati – pensiamo a quello “Insieme per Andrea Papi”, dopo la tragedia dell’aprile di quasi due anni fa costata la vita al 26enne appassionato di corsa di Caldes, quando venne sbranato vivo dal plantigrado poi catturato – per incidere su una tematica che è ormai al centro di ripetute e sistematiche polemiche. Non solo in Trentino Alto Adige. Anche se il territorio interessato dalla proliferazione dei plantigradi è essenzialmente quello a sud dell’Autobrennero, che funge da vallo quasi invalicabile per gli orsi, che sono arrivati ad essere oltre 150. A favorire il loro moltiplicarsi anche le stagioni sempre più calde che hanno ridotto i mesi di letargo e un habitat ideale per animali che un tempo popolavano sì le alte montagne trentine, ma in numero molto contenuto. Tra l’altro, si pensi che fino al 1915 l’Austria-Ungheria incentivava l’abbattimento a difesa delle genti montane che vivevano di un’agricoltura di sussistenza.

TUTELA – Ad oggi le associazioni ambientaliste e animaliste, con l’avvallo giuridico del Consiglio di Stato, sono in prima linea per contrastare un’opinione pubblica locale palesemente contraria agli orsi, quando sono in così gran numero. Gli esiti dei due referendum, con il 50% degli aventi diritto al voto, non lascerebbe adito a dubbi sul sentire di chi abita nelle valli. Non a caso Lorenzo Cicolini, presidente della Comunità della Val di Sole, afferma che “la politica provinciale, nazionale ed europea dovrebbe fare i conti con la richiesta di aiuto della popolazione”, mentre Stefano Raimondi, responsabile biodiversità di Legambiente, osserva che “la convivenza uomo e animali selvatici non si pratica a colpi di quesiti referendari già orientati”.


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