Caterina Marianna Banti: la libertà del mare e le sfide di una campionessa
Caterina Marianna Banti campionessa olimpica a Tokyo 2020 e Parigi 2024, oltre ad essere una velista è amante di diverse discipline sportive come la danza, la scherma e l’equitazione. Oggi racconta qualcosa in più di se stessa.
Come si è avvicinata a questo sport non proprio comune?
Al lago di Bracciano, dove passavamo le vacanze estive. Mia mamma ci ha iscritti al corso di vela.
Questa attività ha comportato delle limitazioni alle sue relazioni familiari, amicali e sentimentali?
Certo, l’attività olimpica è totalizzante! Più si vuole vincere, arrivare in alto, maggiore è il tempo che bisogna dedicarci. Sono fortunata per essere circondata da persone che hanno capito la mia passione e la mia determinazione, e mi hanno supportata come potevano. Col tempo, si impara a trovare un giusto equilibrio.
Quali sensazioni prova quando è sull’acqua a prescindere da una gara?
Provo una grande sensazione di libertà! Come se il cervello mi si svuotasse da tutti i pensieri e problemi, e resto concentrata solo su me stessa, la barca e il mare.
Si sentirebbe di consigliare questo sport ai ragazzi e a partire da quale età?
Per regolamento, possono cominciare dai 6 anni. All’inizio è più gioco, ma sicuramente un’attività molto educativa.
Ha subito funzionato la collaborazione sportiva con il suo collega Ruggero Tita?
Si decisamente. Le difficoltà ci sono sempre state, ma le abbiamo affrontate insieme come squadra.
Quale aspetto la meraviglia sempre di questo sport e quale problema invece ha riscontrato più spesso?
Questo sport è per tutti, non si smette mai di imparare. È così vario, per tutte le esigenze!
Come trascorre le sue giornate quando non si allena?
Quando non mi alleno e non ho cose da fare per l’attività, cosa che succede molto raramente, cerco di passare il temp con i miei affetti: il mio fidanzato, la mia famiglia e i miei migliori amici.
Lei è prodiere, al di là della definizione tecnica, come spiegherebbe il suo ruolo?
Il prodiere è il motore della barca, perché regola le vele e quindi controlla la velocità della barca. Ci deve essere molta sintonia tra prodiere e timoniere.
Il ricordo più bello?
Quando ho vinto il primo Mondiale, nessuno se lo aspettava, nessuno ci credeva.
La paura più grande che ha affrontato nella vita in generale?
Non saprei, mi scordo delle cose brutte. Forse non essere accettata?
Come pensa di organizzare la sua vita professionale e privata ora che ha deciso di ritirarsi dall’attività agonistica?
Ora, a 37 anni, è il momento di dedicarsi agli affetti, e cercare un lavoro che mi permetta di stare più tempo a casa. Penso di poter dare ancora molto alla vela e allo sport, ma in altro ruolo. Sogno di poter migliorare il mondo, anche in piccolo, attraverso lo sport. Credo fortemente infatti nel suo potere educativo e nel suo bagaglio valoriale. Ricomincerò a studiare: un master alla Luiss in Public Affairs and external relations, e un corso in Management Olimpico al Coni. Sarò anche consigliera nazionale fiv in rappresentanza atleti.
Se decidesse di scrivere un libro come lo intitolerebbe?
SFIDA
Ad maiora!
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