Economia

Non si producono più auto nel Paese Ue dove ne circolano di più

di Giovanni Vasso -

Fila di automobili ,traffico, inquinamento in citt. Torino 22 luglio 2021 ANSA/TINO ROMANO


Nel Paese con più auto in tutta l’Unione europea non si producono più macchine. O, quantomeno, la produzione dell’automotive segna l’ennesimo tracollo. Tutto ciò mentre il governo apre di nuovo a Stellantis che, intanto, annuncia una joint venture coi cinesi di Catla per un megaimpianto di batterie da 4,1 miliardi di euro che sorgerà, non a Termoli, bensì in Spagna.

Innanzitutto, i dati Istat sulla motorizzazione: sulle strade italiane scorrazzano 694 autovetture ogni mille abitanti. Si tratta di cifre nettamente superiori alla media Ue che si attesta a 571 macchine ogni mille abitanti. Il tasso cresce sempre, la media è dell’1,3% all’anno dal 2018 a oggi. Roba da far invidia a Germania (dove è solo dello 0,7%), Francia (+0,3%) e Spagna (+0,4%). Agli italiani, però, le nuove motorizzazioni non piacciono granché. Solo lo 0,6% del parco macchine circolante è elettrico, con punte a Milano, nel Varesotto e nell’Alto Adige che raggiungono solo l’1%. Reggono i motori a diesel, quelli che la Ue vorrebbe vietare al più presto possibile, che rappresentano il 35% di tutte le auto italiane in circolazione, in vetta alle preferenze degli italiani, però, restano le macchine a benzina che rappresentano il 47,4 per cento del totale, in leggera diminuzione rispetto all’anno passato dello 0,8%.

Al cospetto di questi numeri che deporrebbero a favore di un mercato potenzialmente vivace, ecco che arrivano, sempre dall’Istat, i numeri sulla produzione industriale. Che, a ottobre, è calata complessivamente del 3,6 per cento. Il comparto che ha fatto registrare la performance peggiore è, manco a dirlo, quello legato all’automotive che perde addirittura il 16,4%. Ma se lo sguardo si allarga al primo produttore nazionale la situazione si svela ancora più grave. Stellantis, nei primi nove mesi di quest’anno secondo le stime del sindacato Fim-Cisl, ha prodotto in Italia il 31,7% di veicoli in meno. Un gap che si allarga ancora, raggiungendo la percentuale clamorosa del 40% se si prendono in esame le sole autovetture. In pratica, nel Paese con più auto d’Europa, di macchine non se ne producono (quasi) più. E, restando in casa Stellantis, le delusioni non finiscono qui.

Già, perché nelle ore scorse il colosso italofrancese ha annunciato una joint venture con i cinesi di Catl per mettere su una gigafactory di batterie con tecnologia al litioferrofosfato (lfl) per motori elettrici. L’investimento sarà pari a 4,1 miliardi di euro e la fabbrica verrà allestita in Spagna, per la precisione a Saragozza.  “Stellantis si impegna per raggiungere un futuro decarbonizzato attraverso l’utilizzo di tutte le tecnologie avanzate di batterie disponibili, in modo da offrire ai nostri clienti prodotti competitivi per i veicoli elettrici”, ha dichiarato in una nota il presidente John Elkann secondo cui “questa importante joint venture con Catl permetterà di produrre batterie innovative in uno stabilimento già leader nel settore dell’energia pulita e rinnovabile, contribuendo al funzionamento di un approccio sostenibile a 360 gradi”. L’impianto dovrebbe iniziare a essere operativo già dal 2026. Intanto, però, le speranze degli operai di Termoli, in Molise, restano appese a un filo. La questione molisana è delicata e dipende, sostanzialmente, da ciò che accadrà in Francia. La gigafactory ipotizzata, negli anni scorsi, a Termoli sarebbe dovuta essere realizzata da Acc, un’altra joint venture che unisce Stellantis ai tedeschi di Mercedes e ai francesi di TotalEnergies. Una nota ufficiale prende tempo: entro i prossimi sei mesi se ne conoscerà il destino, prima occorre risolvere i problemi dell’altra gigafactory, quella di Billy-Berclau Douvrin. “Acc sta valutando il modo migliore per sviluppare una chimica a basso costo e adatta di conseguenza le sue roadmap industriali e tecnologiche. In questo contesto, Acc confermerà i suoi piani nella prima metà del 2025, forte del rinnovato sostegno strategico e finanziario dei suoi azionisti”. L’azienda si conferma “concentrata sull’ulteriore miglioramento delle operazioni di produzione e sull’ottimizzazione dei costi presso la sua Gigafactory di Billy-Berclau/Douvrin, per affrontare le sfide di un settore totalmente nuovo e di importanza altamente strategica per l’Europa”.

Nel frattempo, il governo porge un ramoscello d’ulivo a John Elkann. E lo fa con il vicepremier Antonio Tajani che, intervistato a Restart su Raitre, promette investimenti per l’automotive: “È stato un grande amore quello dello stato italiano con la Fiat. In virtù di questa storia Stellantis non può lasciare l’Italia, chiederemo a Elkann di continuare a investire in Italia, vogliamo mantenere la produzione in Italia”. Certi amori, però, hanno bisogno di qualcosa che li faccia funzionare bene: “Credo che arriveremo a trovare circa 1 miliardo per sostenere l’industria dell’auto”, ha affermato Tajani.


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