Mohammed al-Bashir sarà il nuovo premier della Siria del dopo Assad
Primo atto politico ufficiale nella “nuova” Siria, confessionale e territorialmente “balcanizzata”, del dopo Assad. L’ex capo del Governo di salvezza a Idlib, Mohammed al-Bashir, sarà il nuovo primo ministro dell’esecutivo che gestirà la transizione. Lo ha riferito al-Jazeera all’indomani della presa di Damasco da parte delle fazioni armate di Hayat Tahrir al-Sham (“Organizzazione per la Liberazione del Levante”).
Al-Bashir riceverà l’incarico di formare un nuovo governo. Il giovane futuro primo ministro (è nato nel 1983) ha conseguito una laurea in ingegneria elettronica all’Università di Aleppo (2007) e una laurea in Diritto islamico presso l’Università di Idlib (2021), prima di guidare il Governo di salvezza nel 2022.
I jihadisti che hanno rovesciato il presidente Bashar al-Assad, costringendolo alla fuga in Russia, hanno assicurato che non imporranno alcun codice di abbigliamento religioso alle donne. Hanno promesso, inoltre, di garantire la libertà personale a tutti.
In una dichiarazione pubblicata sui canali social, il Comando generale dei ribelli ha affermato: “È severamente vietato interferire con l’abbigliamento delle donne o imporre qualsiasi richiesta relativa al loro abbigliamento o aspetto”.
Il vertice degli insorti ha aggiunto che la libertà personale sarà garantita a tutti e che il rispetto dei diritti degli individui è la base per costruire una nazione civile. Un impegno non da poco e in controtendenza rispetto a quanto è avvenuto nelle aree controllate dai gruppi di opposizione siriani dallo scoppio della guerra civile nel 2011, dove la maggior parte delle donne aveva scoperti solo il viso e le mani.
L’annuncio rientra nell’astuta strategia comunicativa adottata da Abu Mohammad al-Jolani, il leader dei miliziani islamisti che, dopo essersi distaccato da Al-Qaeda e dal suo capo assoluto al-Zawahiri, sta cercando già da qualche anno di presentarsi come un sostenitore del pluralismo e della tolleranza.
È lo stesso uomo che nel 2013 il Dipartimento di Stato americano aveva inserito nella lista dei “terroristi globali più pericolosi”, con una taglia di 10 milioni di dollari sulla testa. Per evitare l’imbarazzo di dover ricordare che l’ex comandante qaedista al-Jolani è stato anche il fondatore del Fronte al-Nusra, diversi media occidentali lo stanno chiamando con il suo vero nome, Ahmed Hussein al-Shar’a.
La svolta sunnita è stata salutata con favore da Hamas. “Hamas si congratula con il fraterno popolo siriano per il successo ottenuto nel realizzare le proprie aspirazioni di libertà e giustizia e invita tutte le componenti del popolo siriano a unire le proprie fila”, si legge in un comunicato del gruppo militante palestinese.
Esulta Ankara. “Una nuova era è iniziata in Siria, ora è il momento di concentrarci sulla strada da seguire”, ha detto il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, citato dall’agenzia turca Anadolu. La Turchia, ha spiegato Fidan durante la conferenza degli ambasciatori, “sarà ancora al fianco dei fratelli siriani in questa nuova pagina aperta a Damasco”.
Tel Aviv è passata immediatamente alle vie di fatto. Le Idf sono distribuite a scopo di difesa in tutto il sud del territorio siriano, tra il monte Hermon e i confini con Israele e Libano. A renderlo noto è stato l’esercito israeliano, sottolineando che le basi dell’esercito siriano sono state abbandonate con le armi al loro interno, e l’Idf sta lavorando per distruggerle.
L’Egitto ha condannato “l’ulteriore occupazione delle terre siriane” da parte dello Stato ebraico. Per il ministero degli Esteri egiziano, è un tentativo di “imporre una nuova realtà sul terreno”.
La bandiera dell’opposizione siriana presso l’ambasciata di Damasco in Russia, dove ad Assad e alla sua famiglia, è stato concesso “asilo politico”. L’agenzia russa Tass ha pubblicato una foto di uomini con il vessillo verde, bianco e nero. “Oggi l’ambasciata ha aperto e lavora regolarmente sotto una nuova bandiera”, ha fatto sapere una fonte della rappresentanza diplomatica alla Tass.
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