Caso white list, Giovanardi: “Il Senato mi ha dato ancora ragione”
Il Senato ha approvato (con 81 voti favorevoli, nessun contrario e 49 astenuti) la proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte costituzionale. La questione riguarda l’utilizzo di videoregistrazioni effettuate da un privato nell’ambito di un procedimento penale contro l’ex senatore Carlo Giovanardi, senza che il Senato fosse stato preventivamente consultato. Giovanardi è imputato presso il Tribunale di Modena per i reati di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, violenza o minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale. Secondo l’accusa, l’ex senatore avrebbe fatto pressioni per ottenere la revoca dell’esclusione di alcune imprese dalla “white list”, elenco che certifica che le imprese non sono soggette a infiltrazioni mafiose. Secondo la relazione, l’utilizzo delle videoregistrazioni da parte della magistratura sarebbe avvenuto in violazione dell’articolo 68 della Costituzione, che tutela i parlamentari da responsabilità penale per le opinioni e gli atti legati all’esercizio delle loro funzioni e che quindi le registrazioni di Giovanardi non avrebbero dovuto essere oggetto di un procedimento penale senza una previa autorizzazione da parte dell’Aula. A commentare la decisione del Senato è stato lo stesso Giovanardi che a L’identità ha detto: “Il Senato mi ha dato ragione”. Non solo, l’ex ministro ha raccontato come si è arrivati a oggi, partendo dalla vicenda che risale al lontano 2014: “Dopo il terremoto, passata la normativa ‘white list’, ho ricevuto richieste di aiuto da imprenditori modenesi ed emiliani colpiti da interdittive antimafia, che impedivano loro di lavorare tanto da rischiare di far fallire le aziende. Per aiutare gli imprenditori ho parlato del problema interdittive nell’aula del senato, in Commissione Antimafia, in Commissione Giustizia, in interpellanze e interrogazioni, illustrando la gravità delle situazioni venutesi a creare, agendo sempre a titolo gratuito, non frequentando nessuno dei 14mila cutresi residenti tra Modena e Reggio Emilia e nel pieno rispetto delle mie prerogative parlamentari”. Un aiuto che gli è costato caro: nel 2017 è stato indagato e rinviato a giudizio con l’accusa di aver interferito con le attività delle prefetture e di avere rivelato segreti d’ufficio. In realtà, spiega l’onorevole: “Quando la prefettura notificava l’interdittiva agli imprenditori, questi mi facevano leggere i documenti, atti pubblici della Prefettura”. Non solo, tutto il processo, con ritorno in aula qualche mese fa, “è stato costruito sull’intercettazione video fatto in maniera fraudolenta da uno degli imprenditori” rendendo “illegittimo tutto il processo giudiziario”. Ora “il Senato mi ha dato ancora ragione”, un passo formale che apre la strada al giudizio della Corte costituzionale, che dovrà decidere se il processo in corso contro Giovanardi sia compatibile con la Costituzione.
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