Giulia Cecchettin: ergastolo per Turetta. Il padre Gino: “Abbiamo perso tutti”
Aggiornamento ore 16.15. Subito dopo la sentenza, ha parlato ai giornalisti Gino Cecchettin, padre della povera Giulia: “Abbiamo perso tutti come società, nessuno mi darà dietro Giulia. Non sono più sollevato o triste rispetto a ieri o domani. Provo una sensazione strana. Pensavo di rimanere impassibile ma con una sentenza così, è stata fatta giustizia. La rispetto ma non dovremmo trovarci a discutere di pene ma di prevenzione, insegnando concetti che sono un po’ troppo lontani”. Gino Cecchettin ha aggiunto: “Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato nulla. Non entro nel merito della pena. La battaglia contro la violenza continua, è un percorso da fare come società. Si riparte coi messaggi di sempre, mi dedicherò alla Fondazione e andrò avanti per salvare altre vite. Prima ero impassibile, avrei accettato qualsiasi verdetto ma quando è arrivato ho capito che essere qui tutti vuol dire che tutti abbiamo perso una battaglia, parlo da cittadino. Come padre la mia storia è la stessa da un anno a questa parte”. A chi gli chiede se la sentenza onori la memoria della figlia, Cecchettin replica: “Non siamo qui per onorare la memoria di Giulia, siamo qui per un percorso legale che è dovuto sulla base dei patti sociali, non è questa la sede. Non mi aspetto scuse, io ho perso tutto: andrò avanti con mio percorso, oggi tappa dovuta ed è stata raggiunta. Ora si va avanti guardando al futuro per non trovarsi con un altro papà, altri giornalisti, altra giuria. Aiutiamoci in questo percorso da fare insieme”.
Aggiornamento ore 16.04: La Corte d’Assise si è espressa: per aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo. Ma non sono state riconosciute le aggravanti della crudeltà e della persecuzione. I giudici veneziani hanno inoltre disposto una provvisionale immediatamente esecutiva da 500mila euro in favore del padre di Giulia, Gino Cecchettin, 10mila ciascuno per la sorella Elena e il fratello Davide, 30mila euro per la nonna Carla Gatto e lo zio paterno Alessio Cecchettin.
Oggi la sentenza nel processo a Filippo Turetta per la morte di Giulia Cecchettin. I giudici sono entrati in camera di consiglio. Ne usciranno solo con un verdetto. Che, con ogni probabilità, sarà quello di condanna. Da valutare, però, quale sarà la pena che i magistrati della Corte d’Assise di Venezia riterranno di dover applicare nei confronti del ragazzo che è accusato di aver ucciso con 75 coltellate l’ex fidanzata 22enne la cui unica colpa era stata quella di volersi ricostruire una vita libera e felice. In aula c’è l’imputato Turetta e ci sono i familiari di Giulia Cecchettin. C’è papà Gino e ci sono lo zio paterno Alessio e la nonna Carla Gatto. Non ci sono, del resto non hanno mai presenziato a nessuna udienza finora, i fratelli di Giulia, Elena e Davide. Filippo Turetta non ha reso alcuna dichiarazione spontanea prima dell’ingresso dei giudici in camera di consiglio. Il suo avvocato Giovanni Caruso, ha stretto la mano a Gino Cecchettin poco prima che l’ultima udienza iniziasse. Tra il legale e il padre di Giulia c’è stata una stretta di mano e un conciliabolo a bassa voce. Una sorta di chiarimento per smorzare le polemiche insorte nei giorni scorsi dopo l’arringa difensiva: “La capisco umanamente ma il mio non è un lavoro facile”, avrebbe detto il difensore di Turetta a Cecchettin. La sentenza non dovrebbe arrivare prima delle 15, come indicato dal giudice togato Stefano Manduzio, che presiede la Corte d’Assise riunitasi per giudicare sul caso. L’orario, però, è slittato di un’ora. Potrebbe arrivare, la sentenza, poco dopo le 16 di oggi.
La richiesta dell’accusa, retta dal pubblico ministero Andrea Petroni, è quella della condanna all’ergastolo. La difesa, rappresentata oltre che da Caruso anche da Monica Cornaviera, ha chiesto alla Corte di escludere le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e degli atti persecutori invitando i giudici a non pronunciarsi per l’ergastolo tenendo presente che lo stesso Turetta è giovane e incensurato.
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