VISTO DA – Napoli-New York, la strada verso il riscatto
“Napoli-New York” non è solo il titolo dell’ultimo film di Gabriele Salvatores ma disegna anche la strada verso il riscatto dei due giovani protagonisti, Carmine (Antonio Guerra) e Celestina (Dea Lanzaro), dalle miserie dell’immediato secondo Dopoguerra alla terra promessa, quella dove le stelle sembrano più grandi e addirittura il mare fa un rumore diverso. Ma anche un quadro così apparentemente perfetto, rutilante e colorato, nasconde le sue crepe e zone d’ombra: Celestina lo capirà a sue spese quando la sua piccola storia di orfanella che sfida il destino per ritrovare l’amata sorella si intreccerà con la grande Storia, quella raccontata all’epoca dal cinema, sui giornali o alla radio, trasformandola in un’icona dei primi movimenti femministi a livello mondiale. A proposito di immagini plastiche, la cinepresa di Salvatores (che ha scritto “Napoli-New-York a partire da un soggetto di Federico Fellini e Tullio Pinelli) gioca per contrasti ed è come un coltello affondato nella piaga quando inchioda la bambina in lacrime ad un muro, sovrastata dalla réclame di un suo coetaneo sorridente, o quando la costringe a trovare riparo dalla notte in un’auto in panne parcheggiata poco distante da un murale che recita, in inglese, Sogni Spezzati. L’impostazione del film è, almeno nella prima parte, di stampo chiaramente Neorealista. La nave su cui viaggiano Carmine e Celestina riproduce in scala i rapporti di forza sui quali si fonda la società contemporanea: chi conta sale sempre di più, senza badare affatto a chi resta indietro. È un racconto che parla dell’oggi, nonostante sia ambientato nel 1959, “Napoli-New York”; perché il viaggio della speranza di Antonio e Celestina è quello delle migliaia di immigrati che ogni giorno lambiscono le nostre coste in cerca di un futuro migliore; perché una volta quelli che puzzavano, che parlavano lingue strane, che era meglio non fare entrare nei bar (al pari dei cani) eravamo noi.
Nel cast dei “grandi” spicca Pierfrancesco Favino: il commissario di bordo Domenico Garofalo (Comandante di tutt’altro colore rispetto al Salvatore Todaro raccontato da Edoardo De Angelis nel film del 2023) è un bignami di napoletanità, tra il caffè come rito quasi apotropaico e la musica neomelodica come canale di scolo della nostalgia per un amore lontano. Insieme ai due piccoli protagonisti, cresce anche lui. Anzi, possiamo dire che l’evoluzione del rapporto tra i tre è il vero centro emotivo di “Napoli-New York”. L’impaginazione di un libro prevede, successiva al finale, una pagina bianca sulla quale idealmente il lettore può continuare a scrivere la storia per come l’aveva immaginata. E così “Napoli-New York”, succede a ben vedere per tutte quelle opere dell’ingegno umano che abbiano lasciato un segno, che vorresti viverci per sempre, che i protagonisti diventano tuoi amici e tutto ciò che desideri è che siano felici: Salvatores non dà un vero e proprio finale alla storia di Carmine e Celestina; che ognuno immagini quello che il suo cuore vorrebbe.
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