Al Corvetto il fallimento dell’integrazione, ma guai a chiamarle “banlieue”
Non chiamatele banlieue, che il sindaco Beppe Sala si incazza, che Milano non è Gotham City, né tantomeno il Corvetto, messo a ferro e fuoco per giorni da bande di milanesissimi giovani di seconda generazione. Di fronte alle quali Sala se n’è infischiato dell’allarme che arriva dagli italiani ostaggio dei maranza, ma ha chiarito senza mezzi termini che il capoluogo lombardo rimarrà una città accogliente. Non chiamatele banlieue, le stesse parole usate dallo storico con il pallino dell’allarme fascismo Tomaso Montanari, che ci ha fatto sapere che “al Corvetto è la rabbia di una generazione che abbiamo abbandonato”. Una sorta di mea culpa, considerando che, se la matematica non è un’opinione, quei teppisti di seconda e terza generazione avevano un’età compresa tra i 4 e i 6 anni quando vennero dimenticati nell’ampio decennio, precedente all’esecutivo Meloni, in cui il Pd ha di fatto governato. La guerriglia scatenata al Corvetto è la prova che l’accoglienza indiscriminata, portata avanti dalla sinistra, ha fallito miseramente, creando sacche di illegalità e rabbia sociale ormai fuori controllo. Quei ragazzi incappucciati, che per giorni hanno messo sotto assedio uno dei quartieri del nostro Paese così sicuro, sono la disintegrazione di quel sogno di integrazione che ha spinto schiere di immigrati a rischiare la vita in mare pur di tentare la fortuna nell’Italia dei balocchi. Era tutto un bluff, che ora pesa sulla percezione che i cittadini hanno della sicurezza. Al punto che ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al termine di un vertice in Prefettura a Milano, ha cercato di calmare gli animi, sottolineando che quello del Corvetto è “un fenomeno in regresso” e che, sebbene “Milano è una città pericolosa perché complessa, ricca e attrattiva”, non si può dire “che sia una città fuori controllo”. Parole di responsabilità, che fanno a pugni con quel richiamo alla rivolta sociale che viene dai centri sociali, dalla sinistra più estrema e perfino dal segretario della Cgil Maurizio Landini. Perché nella corsa a soffiare sul fuoco, c’è un alto rischio di rappresaglie e reazioni di cittadini ormai esasperati dalle continue violenze degli immigrati. “L’arrivo dei rinforzi è imminente”, ha garantito Piantedosi, “tra fine dicembre e gennaio, oltre al normale turn-over, più di 600 unità di personale aggiuntivo, un significativo beneficio anche nel controllo del territorio. Era stato già programmato a prescindere dagli ultimi accadimenti”. Il ministro dell’Interno ha poi snocciolato i dati, spiegando che “al quartiere Corvetto, nel corso di quest’anno sono stati fatti più di 40 servizi ad alto impatto, con 162 arresti. Cito il Corvetto perché è salito ai fasti della cronaca ma si potrebbe moltiplicare anche per gli altri quadranti”. L’area metropolitana di Milano, aggiunge Piantedosi, “registra alcune particolarità come quasi il doppio della media nazionale della presenza di cittadini immigrati, il 65 per cento circa di reati commessi dagli immigrati e questo non perché ci sia un vocazione naturale da parte degli immigrati, ma perché si tratta di fasce di società che vanno ad alimentare maggiore possibilità di emarginazione”. Per il titolare del Viminale “sono fenomeni che vanno seguiti e ai quali noi intendiamo riservare tutta l’attenzione che merita la seconda città più importante insieme a Roma del territorio nazionale”. Dichiarazioni che hanno spinto lo stesso Sala ad aggiustare il tiro, sottolineando che “è veramente improprio parlare in senso generico di periferie, noi abbiamo problemi specifici in alcuni quartieri, sappiamo quali sono, sono quelli su cui ci concentreremo e torneremo sul Corvetto, ma è necessario porre più attenzione in alcuni luoghi della città”. Il sindaco dell’accoglienza incondizionata, che nei mesi scorsi si adirava per l’allarme sicurezza nella sua Gotham City, ha aggiunto: “Non mi spingo a dire che Milano è una città sicura e non ha problemi, ma non serve a nulla crocifiggere questa città che sta facendo uno sforzo per un modello che non è del centrosinistra, ma che caratterizza tutte le città internazionali”. Il suo modello, domani, sarà di nuovo sotto i riflettori, perché al Corvetto è stata organizzata una fiaccolata per Ramy e Fares, i due giovani che, non fermandosi all’alt, sono finiti contro un muro al culmine di un inseguimento dei carabinieri e la cui vicenda ha scatenato la guerriglia nel quartiere.
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