Politica

Parlamento europeo, ok con 370 sì alla Commissione von der Leyen bis

di Giuseppe Ariola -


La nuova Commissione von der Leyen ha ottenuto il via libera dal Parlamento europeo. Nella Planaria a Strasburgo i voti a favore sono stati 370, i contrari 282 e gli astenuti 36. Prima del voto di conferma del Parlamento europeo al Collegio dei commissari, intervenendo alla Plenaria, Ursula von der Leyen si è soffermata sull’incarico affidato al ministro italiano del Pnrr affermando la volontà “che le regioni europee e le comunità siano in grado di controllare il proprio destino e di contribuire alla definizione delle nostre politiche. Questo è il compito di coesione e riforme che ho affidato a Raffaele Fitto in qualità di Vicepresidente esecutivo. È una scelta che ho fatto io. Anche perché so quanto sia fondamentale dare alle regioni l’importanza politica che meritano”.

Un passaggio tutt’altro che causale, anzi, dettato dalla necessità di rivendicare il ruolo di vicepresidente esecutivo della Commissione affidato a Raffaele Fitto che ha scatenato non poche polemiche tra i gruppi politici al Parlamento europeo e nella stessa maggioranza che sostiene la von der Leyen. L’apertura nei confronti di un esponente dei conservatori risulta, infatti, decisamente indigesto per socialisti e liberali, oltre che per tutti quei partiti dell’estrema sinistra. I numeri mostrano un quadro assolutamente eloquente: 370 voti a favore della nuova Commissione sono infatti ben 31 in meno di quelli ottenuti a luglio a favore della sola Presidente. Nel confronto con gli altri voti di fiducia, bisogna poi arrivare al 1995, alla Commissione guidata da Jacques Santer, per ritrovare una maggioranza così risicata.

Fatto sta che con il via libera dell’Europarlamento il nuovo esecutivo può prendere ufficialmente il via e, per quanto riguarda in particolare l’Italia, l’essere riusciti a ottenere una vicepresidenza esecutiva della Commissione, in un contesto politico quantomeno ostile, resta un risultato assolutamente importante. Un successo insperato al quale, purtroppo, non tutte le delegazioni italiane hanno lavorato.


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