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Olio Evo, l’Italia perde produzione ed è ultima nel bacino del Mar Mediterraneo

Aumenta in tutto il mondo o almeno nei Paesi della Top Five la produzione di olio, ma non in Italia: il nostro Paese, stando alle ultime stime di campagna, perde quest’anno un terzo dei quantitativi rispetto allo scorso anno e chiude il 2024 con circa 224mila tonnellate di olio di oliva, segnando un drammatico -32% in uno scenario ove, pur tralasciando la Turchia che arriva al +109,3%, fa pensare il dato della Spagna cui arride un +51,1% .

Nel bacino mediterraneo, quindi, la produzione globale sarà maggiore del 30% e del 12% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Per effetto dell’alternanza produttiva, ma anche dei cambiamenti climatici, il nostro Paese per la prossima campagna sarà però il quinto produttore al mondo dopo Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia.

Oltre a una minore produzione generale di olive, quest’anno i produttori italiani, tranne in alcune zone, hanno dovuto scontare una resa in olio fra le più basse mai registrate. Da qui l’appello di Confagricoltura, in occasione della Giornata mondiale dell’Olivo, per puntare a salvaguardare il giusto valore della filiera, che vede ancora costi di produzione elevati e in particolare di frangitura, ma anche evitare speculazioni e mantenere a un livello adeguato il prezzo minimo. Il mercato, infatti, non remunera adeguatamente il produttore ed è il secondo aspetto negativo della situazione: dai 9,9 euro al chilogrammo dello scorso anno si è passati in questi giorni ad alcuni scambi dell’olio extravergine italiano a 7,8 euro al chilogrammo.

Aspetti che Walter Placida, presidente della Federazione Olivicola Olearia di Confagricoltura registra chiaramente come “speculazioni e tentativi di quotazioni al ribasso”, rispetto ai quali è anche necessario sviluppare “efficaci azioni di controllo sugli oli in commercio, soprattutto di provenienza estera, per accertarne l’origine e la qualità”. Dietro l’angolo, la possibilità reale di una frode strisciante ai danni dei consumatori.