Messico: a Culiacán scoppia la guerra tra gli spietati clan del Cartello di Sinaloa
Decine di musicisti si sono riuniti fuori dalla Cattedrale di Culiacán, nella capitale dello stato di Sinaloa, per una sessione improvvisata di musica regionale messicana. L’esibizione è stata organizzata per raccogliere fondi a seguito della disoccupazione e delle chiusure di numerose attività causate dalla recente ondata di violenza dei cartelli della droga. L’evento principale ha visto la partecipazione di 20 gruppi musicali, tra loro anche i famosi mariachi, che hanno suonato “El Sinaloense”, una canzone molto popolare a Sinaloa una pietra miliare della musica folcloristica messicana. I numerosi musicisti si sono radunati con gli strumenti tradizionali come tube, tromboni, sassofoni, fisarmoniche e tamburi, intonando molte canzoni popolari tra cui “El Sauce y la Palma” e “El Toro Limbo”, e tante altre. L’evento è stato soprannominato “Jalemos con la Banda”, un gioco di parole che significa “Uniamoci con la banda”. Oltre alla musica l’evento ha proposto ai partecipanti ben 1,5 tonnellate di “aguachile” un piatto simile al ceviche delle coste di Sinaloa fatto di gamberi crudi, lime e peperoncino. I fondi raccolti dalla vendita dell’aguachile sono stati destinati a musicisti, camerieri, commercianti e proprietari di ristoranti, che hanno visto le loro attività colpite dalla violenza dei cartelli. Gli organizzatori hanno anche fornito donazioni di generi alimentari ad altre persone bisognose. Secondo i media locali, l’evento ha contribuito ad aiutare oltre 800 famiglie il cui reddito dipende dalle industrie della musica e della ristorazione. L’organizzatore dell’evento e chef Miguel Taniyama ha donato i gamberi per l’aguachile, una preparazione che ha richiesto 400 chilogrammi di frutti di mare, 400 chilogrammi di cetrioli, 350 chilogrammi di cipolle e 400 chilogrammi di lime. Durante l’evento, Taniyama ha dichiarato che l’obiettivo dell’evento era di scendere in strada e riportare la gioia alla popolazione dopo 70 giorni di violenza nella capitale di Sinaloa. “Questo è il messaggio, stiamo costruendo la pace. Siamo qui per questo. La pace è tra tutti noi”, ha detto Taniyama. Ramón Molina, rappresentante dei mariachi in Messico, ha detto che la violenza e le imposte dalle forze dell’ordine hanno tagliato quasi tutte le loro opportunità di lavoro. “Voglio fare un appello alle autorità affinché si voltino e ci guardino. Abbiamo bisogno di essere tutelati e aiutati”, ha detto. Ma cosa sta succedendo in questi mesi a Culiacán? Dal 9 settembre, una lotta interna all’interno del “Cartello di Sinaloa” ha fatto precipitare lo Stato e la sua capitale in una crisi di sicurezza. Omicidi, scontri tra gruppi armati e l’esercito, furti di auto, rapimenti e sparizioni sono aumentati esponenzialmente e Culiacán è stata particolarmente colpita dal conflitto. Le industrie della ristorazione e degli eventi musicali sono entrate in sofferenza causa l’insicurezza, annullando praticamente tutti degli eventi sociali, in particolare quelli tenuti dal calar del sole. A inizio di ottobre, pochi giorni dopo aver assunto la carica di presidente, Claudia Sheinbaum ha dichiarato che la sua strategia di sicurezza per Culiacán “avrebbe funzionato” e che non ci sarebbe stata una “guerra”, come accaduto durante l’amministrazione 2006-2012 dell’ex presidente Felipe Calderón. “Lavoreremo sempre con il popolo di Sinaloa”, ha detto. Tuttavia, dopo queste dichiarazioni e l’escalation di violenze la presidente Sheinbaum ha sempre evitato di affrontare direttamente il caso, lasciando i cittadini soli ad affrontare queste violente dinamiche tra i cartelli della droga.
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