Esteri

Tregua tra Hezbollah e Israele attesa a breve

di Giuseppe Ariola -


Il cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele potrebbe essere imminente, con un annuncio ufficiale della tregua di Biden e Macron atteso in mattinata. Tuttavia, le complicazioni diplomatiche e politiche potrebbero ritardarlo. Una delle questioni più delicate è legata alla percezione che Washington e Parigi vogliano intestarsi il successo diplomatico, fatto che avrebbe irritato il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Gli Stati Uniti, consapevoli della sensibilità del loro alleato, hanno infatti rilasciato dichiarazioni tese alla prudenza, con John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, che ha affermato come “l’accordo è vicino, ma non finalizzato”.
Intanto, in Libano molti già celebrano la fine del conflitto sulla scorta delle dichiarazioni positive dell’Eliseo sui progressi nelle trattative. L’accordo prevede il ritiro di Israele dal sud del Libano entro 60 giorni, sostituito dall’esercito libanese e dalle forze UNIFIL, che ripuliranno l’area fino al fiume Litani dai siti di Hezbollah. Sarà istituito un comitato internazionale, guidato dagli Stati Uniti con il coinvolgimento di Francia e Gran Bretagna, per monitorare il rispetto dell’accordo. Inoltre, un documento separato garantirà a Israele il diritto di rispondere rapidamente a eventuali attacchi futuri.
Le tensioni tra Francia e Israele hanno però complicato i negoziati per la tregua. La Corte penale internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto contro Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra, provocando una reazione furiosa da parte del premier israeliano. Netanyahu ha sospettato un coinvolgimento diretto di Emmanuel Macron nella decisione della Cpi, aggravando la crisi diplomatica. Parigi ha tentato di rimediare con dichiarazioni più concilianti, riuscendo a ottenere il reintegro nel comitato di supervisione del cessate il fuoco. La vicenda ha visto un ulteriore intervento di Joe Biden, che ha mediato con Macron per appianare le divergenze. Intanto, il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha dichiarato la disponibilità dell’Italia a partecipare attivamente alla supervisione dell’accordo insieme agli Stati Uniti e ad altri Paesi. Nonostante i progressi, la decisione della Cpi pesa però ancora sulle relazioni internazionali. Tuttavia, l’accordo sembra a un passo dalla finalizzazione, dopo 14 mesi di conflitto che hanno devastato la regione.


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