A CONTI FATTI – La Chiesa si rinnova e taglia le pensioni
E la Chiesa si rinnova, tagliando le pensioni. Il cambiamento arriva anche in Vaticano. Papa Francesco ha lanciato un appello ai cardinali, ai vescovi e ai prefetti: il sistema pensionistico, così com’è, non regge. Va cambiato, e al prima possibile. Il pontefice ha chiesto ai principi della Chiesa di spremersi le meningi, di pensare (e fare) sacrifici perché l’attuale sistema delle pensioni genera “disavanzo” e l’obiettivo della Santa Sede è quello della sostenibilità economica: deficit zero. Perché i debiti, prima ancora che rimetterli, vanno pagati evidentemente. La richiesta è stata accompagnata dalla nomina del cardinale Kevin Farrell, già prefetto del Dicastero per i Laici, Vita e Famiglia nonché Camerlengo di Santa Romana Chiesa, ad amministratore unico per il Fondo Pensioni. Si tratta, ha affermato Bergoglio in una missiva, di “un passo essenziale per rispondere alle sfide che il nostro sistema previdenziale deve affrontare in futuro”. E la Chiesa si rinnova. Ma questo rinnovamento nemmeno il genio di Giorgio Gaber riuscì a immaginarlo.
Automotive: licenziamenti a tutto gas
Automotive, crisi infinita. E partono i tagli. Orizzontali. Volkswagen è in crisi e adesso a Wolfsburg hanno deciso di licenziare e di mettere mano al costo del lavoro. Che, in Germania, è mettere in discussione il modello di capitalismo renano che ha garantito benessere, sviluppo e coesione sociale per decenni. Nel frattempo Ford tirerà i remi in barca. Almeno in Europa. Previsti circa 4mila licenziamenti entro il 2028, in particolare nelle fabbriche di Germania e Regno Unito. Con i nuovi esuberi, il settore auto perde, dal 2020 a oggi, circa 86mila posti di lavoro nel Vecchio Continente. Peggio di così non si può andare.
Liscio come l’olio
Ok, il prezzo è (finalmente) un po’ più giusto. L’olio di oliva, che nei mesi scorsi aveva raggiunto quotazioni da urlo e spinto gli accaparratori a farne qualche scorta di troppo, costerà fino alla metà della quotazione attuale. Merito della produzione di tutti i Paesi mediterranei, dalla Spagna alla Grecia, dalla Tunisia alla Turchia. I raccolti sono stati buoni anche in Italia. E così se fino a qualche tempo fa si dovevano sborsare fino a dodici euro al litro, ora secondo gli analisti c’è la possibilità che si torni ai prezzi più ragionevoli pre-crisi, stimati in una forbice compresa tra i cinque e i sette euro al litro.
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