Politica

PRIMA PAGINA-Un Parlamento europeo a maggioranza variabile

di Giuseppe Ariola -


L’impasse al Parlamento europeo sembra superata, almeno per il momento. Gli equilibri in maggioranza restano però precari e gli incidenti di percorso sono dietro l’angolo. Ne abbiamo parlato con l’eurodeputato del Ppe Massimiliano Salini.

Cosa è accaduto ieri, quando dopo aver raggiunto un accordo tra popolari, socialisti e liberali si è creata una nuova situazione di stallo prima che l’intesa fosse nuovamente suggellata?

“Come tutti gli accordi, anche questo contiene, come spesso accade, un grande sacrificio da parte di tutti i giocatori di questa partita. Un sacrificio che in questo caso mette in una certa difficoltà l’avvio dei lavori di questa Commissione. Alla fine, si è raggiunto un compromesso, che però è molto forzato. L’importanza e la rilevanza di queste forzature è dimostrata dalla presenza di queste lettere, semi lettere, sotto dichiarazioni, che accompagnano la valutazione sui vicepresidenti esecutivi della Commissione, Raffaele Fitto e Teresa Ribera”.

Che valenza hanno queste precisazioni?

“Sono tutte molto deboli dal punto di vista della loro pregnanza, certamente irrilevanti dal punto di vista giuridico. Stanno però a dimostrare l’enorme quantità di zone d’ombra che esistono dentro questo accordo. Zone d’ombra che sono direttamente proporzionali al proliferare di queste dichiarazioni di molteplici minoranze interne che intendono presidiare il loro pezzettino per insoddisfazione evidente. Quindi questa Commissione, lo avevamo già capito, parte sotto una stella non brillantissima”.

Cosa succederà alla Plenaria della prossima settimana?

“Il voto arriverà e quindi la maggioranza più o meno risicata ci sarà, però i distinguo sono tali da prefigurare un percorso impegnativo che si ripercuoterà poi sulla modalità con cui l’attività legislativa si svolgerà nel corso degli anni. Quei distinguo diventeranno nuove maggioranze in occasione dei voti che di volta in volta ci saranno a seconda dei dossier. La revisione del Green Deal, che il Ppe proporrà, vedrà dei correttivi che verranno apportati e che verranno certamente votati dal centrodestra europeo, ovvero dai popolari e dai gruppi di destra. Questo confermerà quanto l’alleanza che ha portato al voto di sostegno a questa Commissione sia un’alleanza certamente tale da poter dare l’avvio ai suoi lavori, ma non strutturale”.

Almeno si è partiti….

“Mi permetto di dire fortunatamente, perché tra i tanti problemi che ci possono essere, come questi politici che sto descrivendo, il più grave di tutti in assoluto sarebbe stato quello di non avere una Commissione fino alla fine dell’anno, e quindi di ritrovarci dopo mesi e mesi e mesi dal voto europeo senza un governo. Ripeto, questo sarebbe stato proprio il danno più grave per i cittadini. Però resta il fatto che i nodi politici saranno molto variabili e ci saranno tensioni importanti che volta a volta emergeranno sulle votazioni singole”.

Si profila una maggioranza variabile?

“Sarà certamente così, senza alcun dubbio. D’altronde, simili dinamiche si sono verificate anche nel corso della scorsa legislatura. Penso, per esempio, allo stop al motore endotermico dal 2035 che vide il voto contrario del Ppe. Quindi, di certo, è confermato che siamo in presenza di una maggioranza variabile ma con una novità importante rispetto al passato, come già si è visto in occasione del voto sulla deforestazione della scorsa settimana”.

A cosa si riferisce?

“Il contenuto dell’emendamento era il medesimo di quello già proposto la scorsa legislatura, ma la differenza sostanziale è che questa volta è stato approvato. Questo perché alle elezioni europee di giugno i popolari, i conservatori e le forze sovraniste e nazionaliste hanno ottenuto un maggior numero di eurodeputati, mentre la sinistra ha perso parlamentari. Ecco perché oggi è possibile affrontare questioni come il ‘green deal’ non guardando più esclusivamente al lato green ma tenendo nella giusta considerazione anche il deal”.


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