Politica

Tra post voto e assemblea costituente grillina, ‘Salvate il soldato Giuseppi Onoda’

di Giuseppe Ariola -


Il post voto alle elezioni regionali in Umbria ed Emilia-Romagna sembra aprire più fronti di discussione nel centrosinistra, uscito vincitore da entrambe le competizioni, che nel centrodestra. Se il centrodestra ha perso le elezioni, a uscire sconfitto da questa tornata elettorale regionale è stato, infatti, anche il Movimento 5 Stelle che continua a subire un’emorragia di consensi che impatta sia sulla vita interna dei grillini che sul loro rapporto con gli alleati. In un contesto già estremamente complicato, che ha portato Giuseppe Conte e Beppe Grillo allo scontro totale, la debacle dei pentastellati anche in Umbria ed Emilia-Romagna, dove hanno praticamente dimezzato i voti, non fa che acuire lo scontro interno e intensificare le bordate degli alleati che invocano la necessità di un fronte unitario a sinistra per contrastare il centrodestra. Conte, però, su l’eventualità di consacrare l’alleanza del campo largo, rendendola strutturale, non solo resta timido, ma addirittura non manca di porre veti nei confronti di Italia Viva, come accaduto in occasione delle elezioni in Liguria causando la sconfitta del dem Andrea Orlando per una manciata di voti. Eppure Conte ha diversi motivi per non rendere stabile il campo largo, a partire dalla natura stessa del Movimento 5 Stelle i cui elettori della prima ora, quelli che sostenevano un partito anti sistema, abituati a fare di tutt’erba un fascio, non vedono di buon occhio alleanze stabili e precostituite con chicchessia. Figurarsi con il partito di Matteo Renzi, nemico giurato dei grillini e dello stesso loro leader. C’è poi un tema di leadership che, nel caso del consolidarsi di una coalizione di centrosinistra, sarebbe certamente in capo a Elly Schlein e non certo a Giuseppe Conte. Tanto più alla luce della risalita del Pd, concomitante con il crollo grillino. Una circostanza che l’ex presidente del Consiglio non vede di buon occhio, rifiutando l’idea di doversi accomodare in seconda fila. Ma i numeri in politica sono quasi tutto e, dati elettorali alla mano, nel post voto è evidente che la sinistra necessiti di un percorso unitario come dell’ossigeno se vuole provare a porsi realmente come alternativa alla coalizione guidata da Giorgia Meloni. Lo dice chiaramente Matteo Renzi, che non vedeva l’ora di sconfessare la linea di Giuseppe Conte, anche esaltando la segretaria del Pd, e di intestarsi la vittoria alle ultime due elezioni regionali. “Se si segue la linea che Elly Schlein ha dato all’assemblea nazionale del Pd, ovvero no veti, si corre tutti uniti e si vince insieme il risultato è la vittoria, se invece questa linea non viene seguita come accaduto in Liguria e si sceglie la linea Marco Travaglio si perde”, ha infatti sostenuto il leader di Italia Viva. “Quando nel centrosinistra si mettono tutti insieme, in questo Paese la Meloni è minoranza” ha incalzato Renzi, ribadendo che se unito “il centrosinistra diventa competitivo per le elezioni nazionali, con la linea dei veti le perde”. Più di una stoccata a un Giuseppe Conte evidentemente in difficoltà anche in vista dell’assemblea costituente del partito che si terrà nel fine settimana, dove Beppe Grillo sembra promettere battaglia. All’indomani della chiusura delle urne in Umbria ed Emilia-Romagna e in attesa dell’appuntamento del Movimento 5 Stelle di sabato e domenica, che si preannuncia ad alta tensione, il comico genovese ha postato sul proprio profilo Whatsapp una foto che lo ritrae in una metropolitana a Tokyo seduto accanto a un uomo vestito da soldato, con sotto la scritta Oz Onoda. Oz, nome del famoso mago, è il soprannome che Grillo ha recentemente affibbiato a Conte, mentre Onoda è il militare giapponese che nel 1974 era ancora intento a combattere la seconda guerra mondiale e, rifiutandosi di credere che il conflitto fosse finito, viveva accampato nella giungla di un’isola filippina. Insomma, da qualsiasi prospettiva la si guardi, Conte nel post voto delle regionali non sembra vivere il proprio miglior momento e, attaccato com’è dentro e fuori dal partito del quale è leader, verrebbe da dire “Salvate il soldato Giuseppi”.


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