PRIMA PAGINA-Lep e Lea, il fallimento della politica
Il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla riforma dell’Autonomia differenziata, al netto del merito del provvedimento e della sentenza della Consulta, offre importanti spunti di riflessione sui Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) e sullo stato dell’arte circa la loro determinazione, indispensabile per dare piena e concreta attuazione al processo di decentralizzazione avviato ormai quindici anni fa. Anzi, a ben guardare, questo processo ha mosso i suoi primi passi addirittura prima, precisamente nel 2001, con la famosa riforma del Titolo V della Costituzione. Da allora sono poi trascorsi otto anni per l’introduzione della legge sul Federalismo fiscale che ha nelle sue fondamenta i principi atti a regolare i trasferimenti di risorse dallo Stato centrale alle sue articolazioni periferiche. Si tratta di un tassello fondamentale per la finanza pubblica, perché si passa dall’assegnare risorse sulla base delle spese sostenute in passato (il famoso e dannoso criterio della spesa storica) a un criterio legato alle reali necessità di ciascun territorio. E qui entrano gioco i Lep, ma anche i Lea (livelli essenziali di assistenza), la cui individuazione è finalizzata ad assicurare uniformità nel sistema di welfare e delle prestazioni, anche in relazione al godimento di diritti sociali e civili, sull’intero territorio nazionale. In sostanza, l’individuazione di questi standard minimi è propedeutica alla definizione di fabbisogni e costi standard in capo a ogni singola amministrazione territoriale destinataria di risorse statali. Se con l’approvazione del Federalismo fiscale l’allora governo Berlusconi diede impulso a un lavoro di individuazione, aggiornamento e definizione di Lep e Lea, quelli che ad esso sono seguiti hanno fatto poco o nulla in merito, se non creare una vera e propria giungla di decreti legislativi che, di fatto, non hanno prodotto alcun risultato rilevante. Anzi, ancora oggi la definizione dei costi standard resta una necessità a cui fare fronte. Una necessità tanto più allarmante in considerazione del fatto che il Pnrr ha fissato per il primo trimestre del 2026 il termine ultimo per portare a compimento la riforma del Federalismo fiscale. Basti pensare che ancora nel 2021, quindi appena conclusa l’esperienza di governo a trazione Movimento 5 Stelle, secondo la Relazione della Commissione Parlamentare per l’attuazione del Federalismo fiscale, “uno dei principali fattori di criticità riscontrabili nel percorso attuativo della legge n. 42 del 2009 è costituito dall’assenza di una precisa individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni nelle funzioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Praticamente i governi che si sono susseguiti finora su questo tema non hanno fatto nulla. Tanto che questi stessi elementi di criticità hanno accompagnato anche la recente riforma dell’Autonomia differenziata, che ha visto un intervento della Corte Costituzionale proprio sulle modalità di determinazione dei Lep, che non possono essere rimessi al governo con propri atti aventi forza di legge come i Dpcm, spiega la Consulta, ma necessitano di un passaggio di tipo parlamentare. E se è vero che la questione è ancora in piedi con l’attuale governo che si è insediato già da due anni, è altrettanto vero che in questo periodo si sono registrati molti più passi in avanti di quanti non se ne siano fatti negli ultimi 15 anni. Ad accompagnare il percorso dell’Autonomia differenziata è stato infatti un comitato costituito appositamente per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire sull’intero territorio nazionale, il Clep, presieduto dal professore Sabino Cassese, Giudice emerito della Corte Costituzionale. Chi, quindi, canta improvvidamente vittoria per la decisione della Consulta sull’Autonomia differenziata, farebbe bene a guardare a fondo in casa propria e a procedere con un profondo esame di coscienza per quanto non è stato capace di fare in anni e anni al governo del Paese, in particolare su Lep e Lea.
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