Dall’Austria a Baku: in Ue torna l’incubo del gas
Il gas torna a far preoccupare l’Ue. Mentre l’Europa cincischia, baloccandosi nei veti incrociati sulla nuova commissione Ursula (ammesso, e non concesso che sarà proprio la Von Der Leyen a guidare ancora l’esecutivo Ue), da Vienna arrivano notizie che mettono in ambasce il Vecchio Continente. In pratica, l’azienda petrolifera austriaca Omv ha ottenuto, da un arbitrato, un risarcimento da 230 milioni di euro nei confronti del colosso energetico russo di Gazprom. Al centro della vicenda, la sospensione delle forniture a un terminale tedesco di Omv proprio da parte dell’azienda russa risalente al settembre 2022. Una banale vicenda di business. Tutt’altro. Perché gli austriaci ritengono che Gazprom non avrà la minima voglia di corrispondere neanche un euro. E, pertanto, hanno annunciato di volersi rifare non pagando le forniture di gas che arriveranno dai russi. Va da sé che tale scenario, per Gazprom, è impercorribile. E, pertanto, la stessa Omv ha messo in guarda l’Austria, e di converso, l’intera Europa: potrebbero esserci problemi con le forniture. Guarda caso, proprio mentre l’inverno si affaccia sul Vecchio Continente. Ad Amsterdam, dove si quotano le materie prime energetiche legate al gnl, evidentemente non sembravano aspettare altro. Nemmeno poche ore dall’annuncio e subito il prezzo del gas è schizzato oltre la soglia dei 45 euro al megawattora. Neanche dieci giorni fa, le quotazioni (già in rialzo per questioni “stagionali”) erano sui quaranta euro al Mw/h. La fornitura in questione è di quelle importati: cinque terawattora, che alimentano il fabbisogno dell’Austria, di parte della Germania e dell’Italia. Omv però si è detta ottimista e ritiene di poter prevede “un deterioramento del rapporto contrattuale ai sensi del contratto di fornitura austriaco di Ogmt con Gazprom Export, inclusa una potenziale interruzione della fornitura di gas”. Se ciò accadesse, però, non ci sarebbe chissà quanto da preoccuparsi: “In tal caso, potrebbero verificarsi piccole perdite di copertura una tantum, ma sarebbero chiaramente superate dagli effetti positivi dei danni recuperati”. L’impresa austriaca ha già concluso accordi con altri Paesi fornitori, tra cui la Norvegia
La vicenda, però, non è isolata. Perché tutto sembra cospirare contro la vecchia Europa. La Slovacchia, che è l’altro punto d’arrivo privilegiato del gnl dalla Russia attraverso l’Ucraina (e che Kiev ha intenzione di chiudere), sta tentando di svincolarsi e sta provando a chiudere accordi con il governo dell’Azerbaigian. Che, da una parte, continua a fare affari coi partner europei, dall’altra ospita la Cop29 in cui ci si continua a raccontare la favola del mondo senza più energie fossili. Una favola, appunto, che si è scontrata, una volta di più, con la realtà: in Germania, e più in generale sulla Mitteleuropa, oltre al vento di tempesta politica ed economica non spirano altri alisei. E le pale eoliche restano ferme e l’energia rimane al palo. Proprio in Germania, inoltre, si sta verificando un caso che sta agitando, e non poco, i rapporti tra l’industria e ciò che resta del governo Scholz. Pare, stando a una lettera riportata dall’Handesblatt e citata dal Financial Times, che il ministro dell’Economia abbia posto il veto alle forniture di gnl dalla Russia e, in particolare, abbia stoppato le forniture in arrivo al terminale di Brunsbuttel della Deutsche Energy Terminal, nel Nord del Paese. Berlino, allo stato, non applica alcun tipo di sanzioni all’importazione di gas russo.
Da Omv arrivano rassicurazioni. Se ci saranno disagi, se ci saranno aumenti ebbene questi non colpiranno l’Europa prima dei due prossimi inverni. Per quest’anno, fanno sapere i dirigenti dell’azienda austriaca, Vienna è coperta, insieme agli altri partner Ue, e gli stoccaggi sono pieni al 90%. In ogni caso, riporta Neue Kronen Zeitung citando dirigenti dell’agenzia governativa E-Control, l’Austria si rifornirà senza problemi dalla Germania o dall’Italia.
L’Ue, che si balocca per stabilire se la nuova Commissione sarà quella presentata al Parlamento europeo o dovrà essere un’altra, è convinta che il Continente possa farcela a dire addio al gas in arrivo dalla Russia. Le forniture dovranno arrivare da altri Paesi. Il Sud potrà rifornirsi dall’Algeria, il Nord dalla Norvegia: gli altri dovranno comprendere a chi rivolgersi, nell’attesa del nucleare o di nuove e ulteriori tecnologie che rendano più affidabile l’apporto dalle fonti rinnovabili senza, per questo, finire nella fauci della Cina. C’è da considerare, inoltre, che non a tutti i governi europei piace trattare con l’Azerbaigian. A cominciare da Parigi che è furiosa perché Baku, ieri direttamente dalla platea della Cop29, la accusa continuamente di “crimini coloniali”. E questo perché la Francia s’è schierata con l’Armenia nel conflitto tra i due Paesi del Caucaso.
C’è allora l’opzione Turchia che, col Blue Stream, già freme. Ankara si dice disposta ad aumentare il flusso diretto verso l’Europa. Le materie prime, però, sarebbero ancora una volta quelle in arrivo dalla Russia.
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