Gruber meglio della Schlein come leader dell’opposizione
Mercoledì sera è andato in scena un incontro di boxe, ma nessuno ci aveva avvisato, anche se prevederlo non era complesso. Stiamo parlando del teatrino che ha visto coinvolto il vicepremier Matteo Salvini nel salotto dorato di La7. Il ministro dei Trasporti, ospite del programma Otto e mezzo, ha tentato di esprimere le proprie idee in modo logico e democratico, peccato che il contesto non fosse dei migliori. Tra i suoi sostenitori c’è chi gli sconsigliava di andare nella tana del lupo, ma Salvini ha fatto benissimo ad andare lì, non solo perché ne è uscito vincitore in termini di pazienza e di capacità di ascolto, oltre che di contenuti espressi, ma perché ha fatto emergere la faziosità di alcuni contesti e personaggi. Oltre alla conduttrice c’erano due ospiti con idee contrapposte a quelle del ministro, era un tre contro uno ben ordito, il cui intento era far letteralmente sbroccare il leader della Lega, farlo cadere in fallo, ma non ce l’hanno fatta. Mi permetto di dare sommessamente un consiglio a Lilli Gruber: facendo televisione in modo così apertamente schierato non fa tanto il gioco che vorrebbe, né tantomeno del suo pubblico, che tende invece, alla fine, a empatizzare con la persona di turno che viene messa all’angolo. Può una conduttrice, che teoricamente dovrebbe essere quanto di più vicino alla neutralità, dire, rivolgendosi a un membro delle istituzioni “noi cerchiamo di andare oltre la propaganda”? Può fare l’opinionista e al contempo dirigere l’orchestra? Credo che a un certo punto si debba scegliere da che parte stare e, da osservatrice del programma, io da che parte stia la Gruber ancora non l’ho capito. È come se Inzaghi dopo aver scelto gli undici da schierare in campo, a un certo punto decidesse di sostituirsi a uno dei suoi e si mettesse in attacco. Eppure, in una certa televisione questo lo vediamo. Quindi, essendo la Gruber una donna che sa benissimo come mettere in difficoltà l’avversario, non sarebbe meglio che sedesse dalla parte di chi le domande le riceve piuttosto che porle all’interlocutore del momento? O, ancora meglio, perché, visto che la ama tanto, non torna in politica? Sono domande che sorgono spontanee vedendo certe interviste. In sostanza ho visto più opposizione a Salvini da parte della Gruber in una sola intervista che in anni da parte del Pd. Mentre la Gruber ci riflette, è importante osservare quanto andare in trasferta, su reti considerate nemiche sia sempre un plus, perché si può emergere ancor meglio, sottolineando i difetti di chi tenta di metterci in difficoltà e provando, quando fanno parlare, a far passare quei pochi concetti che a casa davvero interessano. Dopo la puntata di Otto e mezzo mi sento di proporre il nome del leader del Carroccio al Nobel per la pazienza, perché non esondare in certi contesti che ancora parlano di camicie nere, di pericolo per la democrazia e di fascismo, beh dimostra che le sinapsi sono perfettamente funzionanti. Ad maiora.
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