Dopo la morte di Margaret tutti se la prendono con TikTok
Fa rumore il caso di Margaret Spada, la 22enne originaria di Lentini morta nella Capitale dopo tre giorni di agonia all’ospedale Sant’Eugenio e entrata in coma ancor prima di essere sottoposta ad un intervento di rinoplastica in un centro estetico di Roma. Il clamore mediatico è scoppiato per il fatto che la ragazza abbia scelto il centro – sono indagati per omicidio colposo due medici, padre e figlio – dopo una ricerca online ed essersi convinta al passo – 3mila euro il costo dell’intervento – dopo aver visionato un video sul social TikTok.
Il social più chiacchierato – quello che assicura da tempo guadagni milionari anche a personaggi comuni – e anche meno “controllato”, insomma, al centro di uno scandalo. La morte della ragazza – lo accerterà con precisione solo l’autopsia fissata per venerdì prossimo – probabilmente per uno choc anafilattico seguito alla terapia iniziale praticatale. L’inizio della sua agonia, anche questo, ripreso con un video dal fidanzato che l’aveva accompagnata a Roma.
Ora, lo spazio dei media se lo prendono i commenti, anche quelli che segnalano una sostanziale e generalizzata inerzia su quanto viene veicolato non solo dai social ma dalla Rete in generale. Una ormai datata questione, spesso archiviata frettolosamente all’insegna della libertà di espressione.
“I genitori sapevano dove la figlia si era recata per fare l’intervento – dice l’avvocato Alessandro Vinci – e Margaret si era affidata ad un chirurgo italiano, non ha seguito mode o tendenze dove spesso si va nei Paesi dell’Est o del nord Africa. Quella struttura doveva dare garanzie ma toccherà all’indagine accertarlo. La cosa assurda è che comunque si trattava di un intervento di routine e che una ragazza di 22 anni torna a casa dentro una bara, è inaccettabile per la famiglia”.
Sul decesso della giovane interviene anche l’Ordine dei Medici di Roma. “Siamo in attesa di notizie anche su quello che è accaduto e su cui, ovviamente, apriremo un fascicolo”, fa sapere il presidente Antonio Magi. E sull’uso dei social da parte dei medici – da anni una moda, che ha fatto il successo di molti operatori sanitari, talvolta segnandone anche il declino per gli scandali che li hanno coinvolti – deve ammettere che “”se non ci sono prezzi, se non ci sono situazioni di scorrettezza, se si rispettano le norme, parlare della propria attività non è un problema e possono farlo ottimi professionisti”.
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