Hot parade
Sale: Luca Zaia. Hasta siempre, Senatùr. Luca Zaia presentando il suo nuovo libro in un’intervista al Corriere della Sera apre il cascione dei ricordi: “Scrivevo i suoi slogan sui muri, da giovane: per me Umberto Bossi era Che Guevara”. Che poesia. Liquida, nel senso baumiano. Solida perché è un mattone in capa alla sinistra borghese che ha perso da mo’ il contatto con la base, al Nord come al Sud. Gassosa, come il vento della nostalgia che in politica conta sempre.
Stabile: Matteo Lepore. Mentre il mondo dem sta capendo che urlando all’antifascismo non si vincono le elezioni ma, anzi, si portano voti agli avversari, a Bologna si batte l’ultimo giapponese. Un sindaco che non la manda a dire a nessuno. A costo di inventarsele. Cortei fascisti, Meloni fascista. Epperò a lei non gliela si fa: “In pubblico so’ fascista e poi in privato vieni a frignare?”. Ops, Lepore. Ti sei appeso a un cattivissimo chiodo.
Scende: Preti green. E la Chiesa si rinnova, come cantava Gaber. E per salvar l’umanità (e quel che resta della Cop29) i Gesuiti d’ogni parte insieme a ordini religiosi assortiti e diocesi miste hanno annunciato di aver disinvestito rispetto alle aziende che usano petrolio e carbone. “Investire nel fossile è eticamente sbagliato”. Fossile, quanti ricordi. Ancora ce l’hanno con Darwin?
*di Simone Donati
Torna alle notizie in home