Politica

PRIMA PAGINA-Masochismo sinistro per impallinare Fitto in Ue

di Giuseppe Ariola -


Che la sinistra italiana sia cintura nera di masochismo non è certo una novità, ma quanto accaduto durante e dopo l’audizione di Raffaele Fitto al Parlamento Europeo è andato addirittura oltre l’immaginabile. Dai nostri eurodeputati eletti in liste di partiti che in Italia sono all’opposizione non ci si attendeva certamente che Fitto fosse accolto con un tappeto rosso, ma neanche che il ministro del Pnrr indicato per una vicepresidenza esecutiva della Commissione europea fosse bersagliato, per così dire, da fuoco amico. Eppure è andata proprio così, dentro e fuori dal Parlamento Ue, a conferma della totale mancanza di visione e anche dell’irresponsabilità di chi antepone gli interessi di partito a quelli del Paese. E a poco o nulla sono valse le parole di Fitto che nel corso della propria audizione ha sgombrato preventivamente il campo da qualsiasi possibile equivoco dicendo a chiare lettere “non sono qui per rappresentare un partito politico, non sono qui per rappresentare uno Stato membro, sono qui oggi per affermare il mio impegno per l’Europa”. L’idea di fare opposizione al governo a tutti i costi è finita per prevalere anche su una grandissima occasione per l’Italia, quella di portare a casa un risultato nell’interesse di tutti e non certo solo della maggioranza. E se dal Movimento 5 Stelle si è tirata in ballo l’assurda eventualità, puntualmente smentita dal diretto interessato, dell’utilizzo “dei fondi di coesione”, di cui Fitto detiene la delega europea insieme a quella per le Riforme, “per l’acquisto di munizioni da inviare in Ucraina”, a Mimmo Lucano non è parso vero di potersi scagliare contro le “deportazioni in Albania” definendo le politiche del governo come “scelte che fanno vergognare di essere italiani”. Oltre ai grillini e ad Alleanza Verdi e Sinistra, anche una forza come il Pd, da cui ci si sarebbe attesa una maggiore lungimiranza, ha preferito vestire i panni dell’opposizione a tutti i costi e darsi al masochismo. Pur ammettendo che l’audizione di Fitto sia stata sostanzialmente positiva, l’eurodeputato Pd Dario Nardella rivendica però che “quando si trattava di votare von der Leyen, siamo stati chiari nelle aspettative richieste” rispetto alle quali oggi il “giudizio che diamo della Commissione von der Leyen è chiaramente chiaroscuro”, in particolare “sull’attribuzione di un ruolo di vicepresidente a un esponente di Ecr”, ovvero a Raffaele Fitto. E la posizione di Nardella è addirittura moderata rispetto a quella di altri, come per esempio Brando Benifei per il quale “Fitto non può fare il vicepresidente esecutivo della Commissione europea” perché esponente di una famiglia politica, secondo l’esponente del Pd “ultranazionalista, contraria alla protezione dello stato di diritto e favorevole al diritto di veto”. Sulla scorta di questa considerazione, Benifei si spinge fino a invitare la von der Leyen a fare masochismo con un “passo indietro sulla vicepresidenza ad Ecr”, insomma, a trombare il connazionale Fitto. Una posizione rispetto alla quale l’europarlamentare di Fdi, Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei Conservatori al Parlamento Europeo, si dice “sconcertato” non comprendendo come “nel Pd permanga questa posizione di voler sottrarre a Fitto e all’Italia la vicepresidenza della Commissione Ue. Smetteranno mai di privilegiare il proprio partito rispetto alla propria nazione?” si domanda. La polemica politica colma di masochismo, ovviamente, non si è limitata a Bruxelles. Dall’Italia ci ha messo il carico il deputato dem Andrea Orlando per il quale un voto della delegazione Pd a favore di Fitto vedrebbe compromesso il “profilo europeista del Pd”. L’appena sconfitto candidato governatore della Liguria non manca di lanciare una frecciatina a Renzi, che ha invece dichiarato di sostenere il ministro ricordandone le radici politiche, sostenendo che non “basterà sottolineare il tasso di ‘democristianità’ che distingue Fitto dal resto della sua compagine per attenuare questa contraddizione”. Sta di fatto che la valutazione dei vicepresidenti esecutivi della Commissione è stata al momento congelata e che la stessa von der Leyen è al lavoro per sbrogliare la matassa.


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