Intervista a Stefania Craxi: “Rispetto per il voto, ha parlato l’America rurale dei lavoratori”
STEFANIA CRAXI - SENATRICE
Presidente Craxi, come commenta la vittoria di Trump?
Una grande democrazia come quella americana, che ricordo essere sempre stata tale nel corso della storia, ha votato e ha scelto il suo prossimo Presidente. Gli si deve rispetto e si deve rispetto agli elettori che, se vogliamo semplificare, hanno detto no all ‘America dello star System consegnando ai repubblicani e al movimento MAGA una vittoria schiacciate, specie se consideriamo anche il Congresso. L’America è un’altra cosa dal Paese che ci raccontiamo, è una realtà in cui la classe lavoratrice ha sofferto, composta non solo da grandi città ma da aree rurali, da immigrati integrati che hanno paura di nuovi arrivi incontrollati. Questi elettori, e non solo, hanno scelto in massa Donald Trump.
Cosa cambierà sullo scacchiere mondiale?
Sono convinta, e non da ora, che non ci sarà nessuna rivoluzione copernicana. Un cambio di stile e di approccio ai dossier, certo. Ma se guardiamo anche alle ultime presidenze, da Obama in poi, le linee di continuità hanno prevalso sulle faglie di rottura e le scelte e gli obiettivi strategici non sono mai sostanzialmente mutati. Per quanto riguarda l’Italia continueremo ad avere un solido rapporto transatlantico e assicuro che ci ritaglieremo importante di facilitatori nell’interlocuzione tra Usa e Ue. A tal proposito voglio sottolineare la postura istituzionale del governo e della nostra premier, che non si è sbracciata a tifare Trump, dopo aver avuto un ottimo rapporto con Biden. E non per questo è rimasta priva di interlocutori in quel mondo, basti pensare a Elon Musk. Una mosse scaltra e intelligente.
Neanche sul piano dei rapporti euro-atlantici pensa cambierà molto?
Sono convinta in questo scenario globale il rapporto tra le due sponde dell’atlantico non si allenterà. Se non per convinzione, per scelta, quanto meno per convenienza. Viviamo un frangente internazionale totalmente diverso da quello della prima presidenza Trump. Europa e Stati Uniti hanno rispettivamente bisogno l’unodell’altra, oggi ancor più che in passato e, pur con tutti i dossier da evadere, spese militari e dazi in testa, si troverà un punto di caduta. Dopodiché il tema dell’autonomia strategica europea, che significa come vorrebbe qualcuno rottura del legame atlantico, rimane tutto, anche perché l’Unione è arrivata in grave ritardo a questo tornante della storia. Un’Europa politica è necessaria. Gli stessi Stati Uniti da tempo ci chiedono maggiore protagonismo internazionale nei quadranti a noi più prossimi, pensiamo al Mediterraneo o alla stessa Ucraina, il che vuol dire avere una politica estera e di difesa comune, quest’ultima complementare all’Alleanza Atlantica.
Elly Schlein ha detto che chi oggi festeggia per la vittoria di Trump si dovrà ricredere….
Un rappresentante istituzionale, un politico assennato, non può consegnarsi alla logica del tifo. Non deve mai festeggiare e mettere bocca nelle scelte democratiche di un Paese amico e partner. Personalmente non festeggio nulla ma, diversamente a lei rispetto il voto degli americani. Rigetto la loro logica, di presunti democratici, che accettano i responsi popolari solo se questi li aggradano. Semmai traessero una lezione anche da questa tornata, poiché questo responso elettorale nasce anche da una crisi di rigetto di un certo coté intellettuale liberal e progressista, tutto woke e votato al politicamente corretto.
Putin è l’unico leader ad aver fatto giungere le proprie congratulazioni a Trump solo ufficiosamente.
Non conosco l’elenco delle congratulazioni ricevute. Ma non reputo il dialogo un male. E poi,le rispondo con una domanda. Può l’America, anche trumpiana, consentire a Putin una vittoria a “tavolino” in Ucraina e, magari, dare la stura a Putin di aprire altre crisi, rafforzando così anche il suo principale competitor cioè la Cina? Possono gli Stati Uniti ritrarsi e dare l’impressione a XiJinping che invadere Taiwan non avrebbe conseguenze? Non penso sia nell’interesse di nessuno, tantomeno dell’ America che, con tutta evidenza, non potrà cambiare a 360 gradi la sua politica internazionale.
Sempre sotto il profilo economico, per quanto riguarda l’Italia? C’è un rischio economico?
Io sono certa che l’Italia non ha nulla da tenere dal suo maggior alleato. Come ha detto il Ministro Tajani, siamo certi che conTrump si potrà lavorare bene anche sui dazi. Inoltre, c’è sempre uno iato tra certe dichiarazioni che si fanno in campagna elettorale e il confronto con la realtà. Alla fine, prevale sempre il secondo e sarà anche così per il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America che, comunque, ha usato in campagna elettorale parole al miele verso la comunità italo-americana e il nostro Paese.
Torna alle notizie in home