Giochi, chi ha interesse a distruggere il settore?
Non c’è settore della vita pubblica, sociale ed economica del nostro Paese nel quale la narrazione non sia così distorta, per scarsa conoscenza dei fatti, o così tendenziosa, per malafede legata a bassi interessi politici o personali, come quella che riguarda il comparto dei Giochi e delle scommesse. Basti pensare che questo settore, che dà ossigeno alle casse dello Stato, vive di regole in pochi casi mai così stringenti a tutela delle categorie più fragili, come i minori, che crea occupazione e spesso rappresenta lo svago low cost per categorie sociali meno abbienti, rappresenta sul territorio un formidabile presidio di legalità, questo settore viene spesso descritto come un mondo legato al vizio, alla dilapidazione di soldi e associato inevitabilmente al mondo del crimine. Un falso clamoroso, una narrazione assurda, anche da parte dei media, visto che i Giochi pubblici legali dello Stato rappresentano un argine e perfino una sfida coraggiosa al sommerso che cattura e ricicla capitali sporchi profittando del buio dell’illegalità. Recentemente, mi sono trovato a dover rispondere a una serie di articoli di un autorevole quotidiano cattolico, che continuamente punta l’indice contro questo comparto che contribuisce significativamente al gettito dello Stato, che fa innovazione avanzata, che dà lavoro a 150.000 famiglie ecc. ecc., denotando la consueta disinformazione, o addirittura la mala fede, che caratterizza su questi punti i media italiani. Ho fatto notare che le vere cifre del cosiddetto “business” delle scommesse sono altre, come ha recentemente detto, in Parlamento, in in risposta a una interrogazione presentata alla Camera dal deputato del Pd Virginio Merola, il sottosegretario Freni, secondo cui la raccolta riferita al periodo 1 gennaio-31 luglio 2024 ammonta a 90 miliardi di euro. In proiezione, dunque, quest’anno si andrà sopra i 148 miliardi di euro dello scorso anno, ma non si può già lanciare allarmi cifrando i 160 miliardi di euro, denunciando lo sperpero di soldi degli italiani. Ma attenzione, anche qui c’è da chiarire che non si tratta di soldi buttati via, perché i numeri parlano chiaro: al 31 luglio, la raccolta complessiva è vero che è stata di 90 miliardi di euro, ma 78 miliardi dei quali sono tornati come vincite ai giocatori e ben 7 miliardi sono andati all’Erario. Quindi la perdita effettiva dei giocatori si attesta a 12 miliardi di euro, dei quali però particolarmente rilevanti sono i 7 miliardi che vanno nelle casse dello Stato, “rappresentando – come dichiara il Sottosegretario al MEF Federico Freni – una risorsa fondamentale per l’economia”. Allegare poi foto di gente disperata attaccate alle macchinette e titolare sul boom di giocate e non sulla spesa effettiva, significa fare del terrorismo e dell’allarmismo contro un settore del tutto lecito della nostra economia.
Per non parlare poi di un raffronto fuorviante, tra spesa complessiva per i giochi, che ancora viene cifrata sul giocato in 148 miliardi (ma, ripeto, sono invece 12 miliardi) e l’ammontare dei soldi spesi dagli italiani nel 2023 per l’acquisto di tutti i beni di largo consumo che è stato indicato in 134 miliardi. In particolare si vuole dire, vedete, si spende più per i giochi che per vestirsi, mangiare, curarsi, ecc. ecc.
Bisogna fare piuttosto un raffronto con attività similari come i divertimenti e gli svaghi e non con le spese per l’acquisto di pane, pasta, medicine ecc. ecc.
Ma facciamo un passo indietro. Secondo la legge di Thomas Gresham, mercante e banchiere inglese del XVI secolo, “la moneta cattiva scaccia quella buona”. Egli aveva osservato e registrato la tendenza di tutti gli operatori economici del tempo a pagare, da una parte, con monete danneggiate e, quindi, con minor valore intrinseco del metallo incorporato, dell’altra, ad accettare solo monete nuove e buone. Quindi le monete buone venivano trattenute e tolte dalla circolazione mentre le monete cattive erano sempre in maggior numero e sempre più in circolazione. Questo accade per tutti i settori ed ambiti di attività ed anche per le informazioni relative, in particolare, al settore dei giochi nel quale tutte le analisi, le ricerche, i documenti prodotti vengono occultati e non vengono fatte circolare (questa è la moneta buona), mentre vengono diffuse notizie false, tendenziose e manipolate soprattutto sull’entità della presunta spesa degli italiani e sui numeri degli affetti dalle patologie dipendenti dai giochi (questa è la moneta cattiva) solo per piegare la verità, violentare la realtà, per fare scandalo, allarmismo e per fare notizia su aspetti negativi che sono del tutto marginali o, addirittura, inesistenti. Ecco perché solamente fornendo e producendo studi e ricerche sarà possibile contrastare ed alleggerire il peso e la cappa che, come una legenda nera, grava su questo settore in termini di reputazione e conoscenza, in base alla quale offrire un quadro serio ed affidabile del comparto ed indicare anche gli scenari futuri.
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