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Paesi sicuri, un nuovo no dai giudici di Catania per l’Egitto. Salvini: Non ci arrendiamo

di Angelo Vitale -


Migranti e Decreto Paesi sicuri, ripartono i no dei giudici. Se non è un braccio di ferro dichiarato, nella notizia che arriva dalla Sicilia può abitare la constatazione di una divaricazione ormai netta tra quanto deciso dal governo e quanto ritiene di osservare la magistratura. Una lista di Paesi sicuri “non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità” di tale “designazione con il diritto dell’Unione europea” e “in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani” che “investono le libertà di un ordinamento democratico”. Così il Tribunale di Catania nel provvedimento con cui non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall’Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato. Nel provvedimento il giudice dichiara “irrilevante la questione di legittimità costituzionale sollevata dal richiedente protezione” e “non convalida il provvedimento del questore di Ragusa con il quale è stato disposto di trattenimento” del migrante. La decisione è stata adottata dal presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher, che sottolinea la necessità, nel valutare il trattenimento, di esaminare la qualifica data all’Egitto, con il decreto legge del 23 ottobre 2024, che lo include “in una lista che non prevede alcuna eccezione, né per aree territoriali né per caratteristiche personali”. Per il Tribunale questa “qualificazione non esime il giudice dall’obbligo di verifica della compatibilità della designazione con il diritto dell’Unione europea, obbligo affermato in modo chiaro e senza riserve dalla Corte di giustizia europea nella sentenza della Gran Camera del 4 ottobre 2024“.

E l’Egitto, questa l’osservazione del giudice, non è un Paese che abbia questi requisiti. “In Egitto – rileva Escher – esistono gravi violazioni di diritti umani che, in contrasto con il diritto europeo citato, persistono in maniera generale e costante e investono non soltanto ampie e indefinite categorie di persone (come dimostra l’inserimento tra le eccezioni della categoria dei ‘difensori dei diritti umani’, che individua l’esistenza di violazioni dei diritti di soggetti che agiscono per la stessa tutela dei diritti dell’uomo) ma anche il nucleo delle libertà fondamentali che connotano un ordinamento democratico e che dovrebbero costituire la cornice di riferimento in sui ci inserisce la nozione di Paese sicuro secondo la direttiva europea”.

Ad alzo zero la reazione del vicepremier Matteo Salvini: “Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l’Italia. Ma noi non ci arrendiamo!”. A difesa dell’operato dei giudici siciliani sul Decreto Paesi sicuri il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia che osserva: “E una delle possibili vie interpretative. Io la leggo come giurista come uno dei modi indicati da settant’anni di storia del diritto dell’Unione Europea” che viene applicato “facendolo prevalere sulle normative interne nei settori di competenza. Spero che non venga leggo come un atto di riottosità della magistratura”.


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