Hot parade
Sale: Andrea Crisanti. “Capisco il 30% delle leggi che mi passano davanti”. Guardate, o miseri, il destino di un uomo. Proprio quando arriva l’influenza australiana, la febbre che “dà al cervello”, quando ci sarebbe tanto da dire, l’Italia (o meglio il Pd) relega il virologo Andrea Crisanti a scartabellare decreti e ddl in Parlamento. Di cui, per sua stessa ammissione, non capisce granché. Un grande insegnamento, anzichenò. Proprio un’opportunità può trasformarsi in una trappola. Proprio chi ti tende la mano te la blocca. E l’Italia, pronta a una nuova vagonata di pareri medici via social, a favor di telecamera, affronta la nuova stagione della paura. Senza Crisanti. Meditate, gente. Meditate.
Stabile: Jamen van der Beek. Non mollare, Dawson. L’attore che tanto ci ha fatto piangere con lui (e non per lui come certi emuli nostrani), ha rivelato urbi et orbi di avere il cancro. ““Ho un cancro al colon-retto, ho affrontato privatamente questa diagnosi e mi sto curando, con il sostegno della mia incredibile famiglia”. Lui è ottimista. Siamo tutti con Dawson. Oggi più di ieri. Daje.
Scende: Pedro Sanchez. Di fronte a una folla (giustamente) inferocita c’è chi resta, come il Re, a prendersi badilate di fango, improperi e maledizioni. E chi, invece, come il premier Pedro Sanchez, dà tutte le colpe ai fascio-infiltrati e scappa di corsa dall’inferno di Valencia, inseguito da quei diavolacci coi forconi che vorrebbero fargli pagare tutti gli errori. La cosa è serissima che non si può scherzare. E la fuga di Sanchez dalla (giusta) rabbia dei cittadini è l’immagine dell’inconsistenza di una classe dirigente non solo in Spagna, in tutta Europa. Se questo fosse un continente serio, tutte le risorse utilizzate e sprecate per la creazione a tavolino di un capro espiatorio verrebbero incanalate sicuramente meglio. E a certi spettacoli non si assisterebbe nemmeno per scherzo.
*di Simone Donati
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