Attualità

Priorità per le Procure: la mappa dei reati per tutelare la collettività

di Ivano Tolettini -


Una norma guida che non sarà vincolante, ma che servirà alle Procure per perseguire con più speditezza i reati avvertiti dall’opinione pubblica, tramite i politici che la rappresentano e che siedono in Parlamento, come quelli più urgenti da colpire. Dunque, la mappa non del campo di battaglia per regolare i conti tra politica e magistratura, bensì uno schema di gioco di criteri generali dove oltre ai reati gravissimi saranno citati la tutela della persona offesa nei casi di violenza domestica, di genere come quelli contenuti nel cosiddetto Codice rosso e di minorata difesa, la diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite, le lesioni a pubblico ufficiale in manifestazioni sportive o di chi svolge una professione sanitaria. Il governo Meloni nell’ambito della riforma che punta alla separazione delle carriere di giudicanti e pubblici ministeri, con quest’ultimi che rimarranno indipendenti dalle interferenze del potere politico come più volte da ribadito con forza il Guardasigilli Carlo Nordio, punta a indirizzare senza un vincolo cogente l’azione requirente. Tanto basta per sollecitare prese di posizioni aprioristiche, con inevitabili polemiche, senza valutare la nuova legge per quella che vorrebbe essere, uno strumento di cui si trova traccia nella riforma Cartabia. Sul punto il senatore di lungo corso parlamentare Pierantonio Zanettin (nella foto) di Forza Italia, già componente del Consiglio superiore della magistratura, uno che i meccanismi della giustizia li conosce dall’interno, depositario l’anno scorso di un disegno di legge, adesso rinvigorito dal collega Sergio Rastrelli di Fratelli d’Italia, ha le idee molto chiare. “L’obiettivo è quello di migliorare il servizio giustizia – afferma -, partendo alla constatazione empirica che l’obbligatorietà dell’azione penale è nella sostanza una finzione, perché lo sanno tutti gli addetti ai lavori che i magistrati inquirenti fanno delle scelte riguardo ai reati da perseguire in base a una inevitabile scala di priorità non potendo seguire tutto con la medesima speditezza. L’atto di indirizzo che si vuole normare è un aiuto, una precedenza in base alla gravità dei fatti, partendo dalle esigenze dei singoli territori”. Zanettin ricorda che “nel recente passato molti Procuratori della Repubblica, a cominciare da Marcello Maddalena a Torino e numerosi altri, ad esempio in Veneto, con lo stesso Csm che emanò a un certo punto una circolare di fronte ai carichi di lavoro sempre più incombenti, avevano in qualche modo disciplinato l’indirizzo delle priorità. La legge Cartabia del 2022 ha fatto decadere quella circolare e ritengo che sia giunto il momento che la politica ripristini questo potere di indirizzo nell’interesse ei cittadini”. Anche Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, parla di uno strumento operativo da fornire ai magistrati, non per limitare la loro azione, ma per renderla più efficace. Anche se in questo clima di reciproci sospetti tra politica e giustizia, il cui rapporto al centro dello scontro sul decreto “Paesi sicuri”, non stupisce che il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, abbia subito commentato alla notizia del ddl Zanettin: “Non devo fare particolari sforzi i fantasia per vedere in questa ennesima accelerazione la voglia della politica di mandare un segnale alla magistratura”. Ma è proprio così? Zanettin conversando con colleghi degli altri partiti che compongono la maggioranza ha rispolverato il suo disegno di legge. Santalucia, per contro, osserva che la Cartabia prevede che nell’Atto di indirizzo siano definiti i criteri dettagliati di priorità in capo agli uffici giudiziari e, pertanto, la “politica non può quindi inserire tipologie criminose e categorie di reato specifico, altrimenti non è più un criterio generale”. Il senatore Zanettin replica che se il “governo ci mette la testa si può fare anche presto, confrontandoci sull’ordine delle priorità, approfondendo le statistiche giudiziarie più aggiornate con un’ottica pragmatica di risoluzione dei problemi. Se poi si vuole fare polemica è un altro discorso, io invece mi pongo nell’ottica di fornire ai magistrati un atto di indirizzo rispondente alle necessità degli italiani, calibrato anche naturalmente sulle esigenze dei territori, perché noi tutti abbiamo a cuore una macchina giudiziaria più efficiente, almeno questo è lo spirito che sostiene la maggioranza di governo”. Per evitare che tra vuoti di organico e un numero di fascicoli per magistrato sempre elevato, alla fine la prescrizione è uno dei principali setacci che amministra la giustizia penale.


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