Il ministro dell Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi sulla manovra economica, Roma, 16 ottobre 2024. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Il dibattito sulla manovra si fa rovente ma il ministro Giorgetti va avanti come un treno: “I mercati promuovono il governo”. Il titolare del Mef, mentre piovono accuse da ogni parte, si gode l’unico “sì” che conta. Quello della finanza. Giorgetti, intervenuto alla 100esima Giornata mondiale dedicata al Risparmio, ha gonfiato il petto d’orgoglio: “Un contesto politico stabile e una politica fiscale prudente stanno dando i loro frutti, favorendo le prospettive di crescita dell’Italia: le ultime aste hanno evidenziato che la domanda per i nostri titoli di Stato è robusta, lo spread si è ridotto in modo significativo, i mercati e delle agenzie di rating promuovono l’azione del Governo”. Poche parole per ricacciare le critiche. Che arrivano, politicamente parlando, da cui a quei mondi è sempre stato sensibile. Giorgetti ha inoltre ribadito che “in una fase storica piena di incertezza” il governo sta guidando il Paese verso traguardi impensabili finora. “In questi due anni di governo la nostra azione è stata guidata dall’obiettivo di ridurle e trarre il massimo dalle opportunità – ha spiegato il ministro all’Economia -. Con questo spirito abbiamo approvato il Piano strutturale di bilancio che in una logica di prudenza guiderà la politica fiscale del Pese nei prossimi cinque anni, riportando il debito pubblico su un sentiero realistico di discesa”. Così come vuole l’Europa. Quella stessa Ue che, secondo Giorgetti, deve abbattere le ultime barriere in materia di mercato interno: “In Europa è necessario completare la Capital Market Union per favorire gli investimenti volti a sostenere la crescita. A livello europeo occorre procedere con il completamento della Capital Market Union, oggi ribattezzata Savings and Investment Union, proprio a sottolineare il nesso tra i risparmi e gli investimenti nell’economia reale. I mercati dei capitali europei restano ancora frammentati e meno competitivi nel confronto internazionale”. Il convitato di pietra, a tutta prima, appare il matrimonio Unicredit-Commerzbank. Il progetto di fusione tra le due banche che, in Germania, sta incontrando una resistenza ferocissima. E su cui si sta scatenando il dibattito comunitario tra punzecchiature e prese di posizione. Come quella del vicegovernatore Bce Luis De Guindos che chiede all’Italia di essere coerente e suggerisce al governo (e al parlamento) di approvare il Mes (aridaje) per “rafforzare” la posizione di Unicredit. Ma c’è pure un altro riferimento nelle parole di Giorgetti. Ed è quello al risparmio, o meglio alla necessità di utilizzare i capitali immobilizzati dei cittadini e delle famiglie per finanziare tutte le transizioni necessarie a riportare l’Europa nel 21esimo secolo. “L’Unione europea dovrà colmare il divario di competitività rispetto alle altre principali economie mondiali e affrontare diverse sfide strategiche, dalla transizione alla difesa comune alle nuove infrastrutture e saranno necessari ingenti investimenti che non potranno essere soddisfatti solo da fonti pubbliche, dati i vincoli di bilancio esistenti”, ha asserito il ministro. Che ha continuato: “Occorrerà mobilitare anche il risparmio privato, che assumerà di nuovo il ruolo di risorsa fondamentale per lo sviluppo”. Tuttavia, per rilanciare l’economia europea è necessario che le banche tornino a fare le banche. Dopo aver confermato che “le garanzie pubbliche continuino a svolgere il loro ruolo di supporto secondo una logica selettiva e basata su una pianificazione di medio e lungo termine”, Giorgetti ha dichiarato che, specialmente per quanto riguarda le piccole e medie imprese, occorre “invertire la tendenza per mantenere il ruolo della valutazione del credito da parte delle banche: l’accesso al credito, specie negli ultimi anni, è stato accompagnato da una notevole presenza di garanzie pubbliche, con gradi di copertura assai elevati, ma in assenza di una inversione di tendenza, ciò potrebbe comportare il rischio di un indebolimento nel ruolo di valutazione del merito creditizio da parte degli intermediari finanziari”. Pertanto il ministro ha chiosato: “E’ indispensabile preservare una stabile complementarità tra la misura della garanzia pubblica, seppur più contenuta rispetto ai più elevati livelli di copertura media del periodo emergenziale, ed una costante e mirata opera di valutazione del merito creditizio nei confronti del mondo delle imprese”.