Festa dei Morti, dalle porte dell’Ade ai Fucacoste di Orsara di Puglia
Il 2 novembre, Festa dei Morti, rappresenta in tutto il mondo il giorno del ricordo e, al contempo, di riflessione sul mistero e sul senso d’impotenza di fronte all’ineluttabile caducità della vita umana, quale tormento e fonte d’ispirazione di poeti e cantori di ogni tempo come il mito classico di Orfeo che, in nome della passione, sfida i limiti dell’essere umano scendendo nell’oltretomba per riportare nel regno dei vivi la sua amata driade Euridice, morta per il morso di un serpente, ci conduce attraverso alcuni meravigliosi paesaggi italiani che ne hanno fatto da teatro. Senza dubbio tra i più citati e rivisitati, il racconto della discesa agli inferi del musico che con la sua cetra incantò perfino Proserpina e Plutone, è ambientato secondo la mitologia greca e romana sul Lago d’Averno, al centro dell’area vulcanica di Pozzuoli, dove viene individuato il passaggio delle anime verso l’oltretomba nascosto tra i fumi emessi dalle attività vulcaniche. Secondo Ovidio e Cicerone, invece, l’accesso al mondo dei morti sarebbe nei pressi del lago di Pergusa, un’importante riserva naturale in provincia di Enna, all’interno delle cui acque Ade rapì sua moglie Proserpina provocando il ciclo delle stagioni. Nonostante l’evidente e pervasiva impronta classica, i giorni che precedono la commemorazione dei defunti hanno assunto nel Belpaese una connotazione più ludica e consumistica assorbendo i tipici costumi americani, sebbene la festa di Halloween che coincide con la festa di Ognissanti, affondi le sue radici nei riti celtici e quindi europei. Ad Ampezzo, in Friuli, il 31 ottobre, data del capodanno celtico si festeggia la Fiesta dalis Muars che significa proprio zucca e che per molti aspetti ricorda moltissimo la festa del “dolcetto scherzetto”.
Festa dei morti: tradizioni al Sud
Anche al Sud, precisamente a Orsara di Puglia, esiste una tradizione antichissima probabilmente precedente alla diffusione del Cristianesimo, simile alla festa statunitense, ma con uno spirito del tutto differente. Con il rito dei “Fucacoste e cocce priatorje” (Falò e teste del Purgatorio), che si celebra il 1° novembre, si celebrava anticamente una sorta di “capodanno agricolo” e il legame inscindibile tra vita e morte: secondo la tradizione orsarese, infatti è uso durante la stessa accendere dei falò per tracciare la via tra il mondo dei vivi e quello dei morti ed esporre per le stradine zucche antropomorfe, ovvero le teste del purgatorio che, al loro interno, ospitano un lumino, così da indicare la strada alle anime dei defunti che tornano fra i vivi e alle loro dimore terrene.
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