Attualità

L’INGRANDIMENTO – La burocrazia che impoverisce le Pmi

di Giovanni Vasso -


La burocrazia ci impoverisce: il peso degli uffici costa alle pmi, le piccole e medie imprese, quanto sei Ponti sullo Stretto di Messina. L’esborso che le pmi pagano è pari a circa ottanta miliardi di euro. Una cifra enorme, un autentico fiume di denaro che se ne va nei mille rivoli di bolli, timbri, file agli sportelli, moduli. E, chiaramente, la burocrazia “costa” di più proprio lì dove dovrebbe essere impalpabile, snella, efficiente e cioè in Calabria, Sicilia e al Sud. Lì dove ci sarebbe più bisogno di un intervento leggero dello Stato per tentare di rilanciare realtà economiche depresse. Invece è proprio nelle province di Catania, Trapani, Caltanissetta, Crotone e Vibo Valentia – fanno notare dalla Cgia di Mestre -, che la burocrazia fa sentire tutto il suo peso in termini economici. Al primo posto, invece, c’è la (solita) Trento. Epperò gioire, in questo caso, sarebbe un po’ un accontentarsi. Già, perché la provincia autonoma di Trento si piazza, in Europa, appena 158esima sulla graduatoria dei 234 territori monitorati dall’Ue nel Regional Competitivity Index. Insomma, la migliore italiana è poco meno che mediocre in Europa.  Dove l’Italia si piazza ai primi posti per “lamentele” delle imprese rispetto alla pubblica amministrazione di riferimento. Ben 73 imprenditori italiani su 100 sono delusi, peggio di noi soltanto la Slovacchia (78), la derelitta Grecia (80) e la vetero statalista Francia (84). Ma il parametro medio europeo è (molto) più basso: 57 imprenditori su 100 “insoddisfatti”. Un dato, questo, che risente della dimensione, appunto piccola, dell’impresa tipo italiana. Le pmi non si ritrovano con questa burocrazia. E pagano ogni anno, secondo la Cgia, un tributo da ottanta miliardi. Che, in quest’epoca, rappresentano un capitale sottratto alla competitività e al futuro del sistema Paese.


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