Economia

Pensioni flop, medici infuriati: ecco la manovra

di Giovanni Vasso -

Milly Carlucci, in aula alla Camera dei Deputati durante lÕevento ÒRai: una grande storia italianaÓ, in occasione dei 100 anni della Radio e 70 anni della TV di servizio pubblico, Roma, 11 ottobre 2024. ANSA/ANGELO CARCONI


Centoquarantaquattro articoli, mille polemiche: la manovra approda alla Camera: la prima cosa che balza agli occhi riguarda le pensioni minime. Gli aumenti previsti dal nuovo documento di bilancio sembrano irrisori: tre euro al mese. Non ci si compra più nemmeno un pacchetto di sigarette. Il ddl Bilancio prevede che le minime saliranno, per la rivalutazione a fronte dell’inflazione, dagli attuali 614,77 euro a 617,89 euro. Poco più di tre euro. E le cattive notizie non sono ancora finite. Già, perché il rialzo previsto per il 2025 è stato ulteriormente ridimensionato rispetto alle premesse: sarà “solo” del 2,2% mentre per il 2026 è previsto, almeno per ora, un rialzo ancora più risicato dell’1,3%. Che, in soldoni (anzi in soldini), è quantificato in circa 1,27 euro al mese in più.

Manco a dirlo, i conti delle pensioni minime hanno scatenato la guerra politica tra i partiti. Ma c’è un altro comparto che è così infuriato da aver già dichiarato lo sciopero generale. Si tratta dei medici. Che incroceranno le braccia il 20 novembre. E questo perché, come tuonano in una nota congiunta i sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, la manovra prevede aumenti dell’indennità specifica medica sanitaria ritenuta troppo striminzita. Le cifre snocciolate dai sindacati: “17 euro nette per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro”. Il giudizio è tranchant: “Briciole che offendono l’intera categoria”. Eppure lo stanziamento del governo è stati di cinquanta milioni in più per il 2025 a cui seguiranno 327 milioni in più nel 2026. Insorgono pure gli insegnanti. I presidi sono sul piede di guerra, DirigentiScuola accusa: “Il governo non ha alcuna intenzione di investire nell’istruzione”. Un giudizio pesante motivato, tra le altre cose, da quello che i presidi definiscono “un quadro desolante che non trova certamente riparo nella previsione di un generico stanziamento triennale, decrescente, di un fondo per la valorizzazione del sistema scolastico per gli anni 2025, 2026 e 2027”. Ma il tema della scuola si interseca con quello della Pubblica amministrazione, il governo investirà poco meno di 11 miliardi in tre anni per i contratti. Ma ci sarà un serio e drammatico taglio in numerosi settori (tra cui anche la scuola) e il limite agli stipendi per i dirigenti. Che, alla lunga, potrà portare a serie conseguenze per l’efficienza della stessa Pa. Quello che accade, da tempo, in basso accadrà anche in alto. E cioè, se oggi i giovani piuttosto che fare uno stage malpagato in Comune preferiscono cercare lavoro nel privato, potrebbe accadere anche domani che i dirigenti pubblici decidano di lasciare l’impiego per tentare l’avventura (più remunerativa) altrove.

Qualche buona notizia, però, c’è. Eccome. Il taglio del cuneo fiscale interesserà 1,3 milioni di lavoratori in più rispetto ai tredici milioni già “benedetti” dallo “sconto” in busta paga. Confermato il bonus nascite a mille euro mentre il bonus per le mamme lavoratrici (di almeno due figli) è stato esteso anche alle professioniste. A patto, però, di rientrare nei 40mila euro di reddito. Più sostanzioso il bonus asili nido. In teoria. Nella pratica, però, l’incremento di spesa previsto è pari a soli cinque milioni di euro in più. Il vero aiuto alle famiglie, in questo caso, arriverebbe dall’esclusione del computo dell’assegno unico ai fini della richiesta per il bonus. Le misure di sostegno saranno estese anche alle famiglie con un solo figlio. La dotazione è incrementata di 97 milioni di euro per l’anno 2025, 131 milioni di euro per l’anno 2026, 194 milioni di euro per l’anno 2027, 197 milioni di euro per l’anno 2028 e 200 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2029. Basteranno a convincere gli italiani a tornare a far figli? Chissà.

A proposito di famiglie, c’è la proroga (fino al 2027) per i mutui agevolati sulla prima casa aperte a under 36 e giovani coppie con reddito non superiore a 40mila euro. Confermata al 50% il bonus per ristrutturazione e recupero del patrimonio edilizio nel 2025. Chi ha lavori da fare s’affrettasse: nel 2026, infatti, scenderà al 36% e tale rimarrà anche per l’anno seguente. Se è la seconda casa a necessitare di un ritocco, non c’è da correre: il bonus è al 36% già dal prossimo anno. Intanto le spese per il Superbonus per il 2023 saranno spalmabili in dieci anni. Infine, per raggranellare qualche soldo, il governo s’affida alla fortuna. Sarà istituita un’altra estrazione settimanale del Lotto e Superenalotto: si gioca (anche) al venerdì.  


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