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Elettricità Futura, l’addio di Re Rebaudengo: rinnovabili al palo, le incertezze del nucleare

di Angelo Vitale -


Elettricità Futura, oggi l’assemblea rinviata nei giorni scorsi per l’approvazione del bilancio 2023, la presa visione del budget 2024 e l’avvio della procedura per la nomina del nuovo presidente dell’associazione della filiera dell’elettrico – 500 associati – che andrà a sostituire l’attuale vertice, Agostino Re Rebaudengo. Probabile una soluzione concordata che la traghetti verso una nuova governance dopo la stagione di Re Rebaudengo, di fatto sfiduciato dopo il nuovo corso di Confindustria segnato da Emanuele Orsini che ha schierato l’associazione contro il Green Deal. Proprio colossi come Enel, Edison, A2A, Iren, Sorgenia premono per un cambio di passo, mentre Re Rebaudengo continuava ad essere appoggiato dai piccoli produttori di energie rinnovabili.

Salvo sorprese, quindi, questa assemblea non vedrebbe l’ufficializzazione della sfiducia ma le dimissioni del presidente e il via alla procedura per la nuova nomina con la costituzione di una Commissione di designazione e settimane, anche prorogabili, per arrivare all’indicazione del candidato, una scelta che se in linea con questa intesa interna, ricadrebbe su un nome che dovrà assicurare l’equilibrio tra le posizioni finora emerse. Finora – il 3 ottobre l’ultimo pressing all’indirizzo del governo – Elettricità Futura e Anie, l’altra associazioni aderente a Confindustria premono per una norma che eviti il blocco della filiera nazionale delle tecnologie elettriche rinnovabili in Italia. Perché il nuovo quadro normativo – Decreto Aree Idonee, Decreto Agricoltura e il prossimo Testo Unico per le rinnovabili – dicono – “rischia di tradursi in un vero e proprio stop ai progetti già in corso di autorizzazione e di rendere il 96% del territorio italiano non idoneo alle rinnovabili”.

“L’Italia – affermano espressamente – non può permettersi di correre questo rischio, data la totale discrezionalità lasciata alle Regioni dal Decreto Aree Idonee, come dimostra il caso della Sardegna il cui disegno di legge sulle aree idonee ha effetti retroattivi e definisce criteri che renderanno non idoneo il 99% del territorio locale”. Anche perché “nel 2023, le filiere industriali del fotovoltaico e dell’eolico hanno generato un volume d’affari di circa 10 miliardi di euro, e più del 60% di questo valore è rimasto sul territorio italiano, un ulteriore 20-25% in altri Paesi europei, e solo circa il 10% è andato fuori dai confini europei”.

Numeri e risultati che i produttori delle rinnovabili intendono far valere. Anche di fronte allo scenario delle ipotesi per il nuovo nucleare italiano finora fermo a propositi e a soluzioni senza risultati convalidati – anche con i piccoli reattori di ultima generazione – e a un sostanziale stop riguardo all’indicazione del luogo ove realizzare il Deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi prima della fine del 2027.

E resta sempre indispensabile – fermo l’obiettivo del RePowerEu al 2030 – raggiungere il risultato di elettricità dalle rinnovabili all’84% rispetto all’attuale 45%. Servono miliardi di investimenti, secondo EF almeno trecento iniziali.


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