Eletto dalla camorra: 3 arresti, pure il sindaco di centrodestra
Maurizio Falanga (da Facebook)
Il clan della camorra fece eleggere due persone tra cui il sindaco: 3 arresti in provincia di Napoli, a Poggiomarino. Dalle prime luci dell’alba i carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia partenopea a carico di 3 persone residenti a Poggiomarino. Gli indagati sono ritenuti gravemente iniziati di scambio elettorale politico-mafioso, con l’aggravante dell’avvenuta elezione di due degli attuali indagati, tra cui il primo cittadino Maurizio Falanga, 50 anni, eletto nel 2020 da un cartello di liste civiche con l’appoggio dei partiti di centrodestra.
sul sindaco Falanga pesavano dal mese di dicembre dello scorso anno le accuse fatte dal pentito boss di camorra Rosario Giugliano. Giugliano, da tempo collaboratore di giustizia, aveva riferito il suo protagonismo nelle alle elezioni comunali tenutesi nel 2020 attraverso la richiesta di voti, attività di attacchinaggio e promozione di alcuni candidati.
Rosario Giugliano è stato condannato nel settembre scorso a 13 anni di carcere. Ha 63 anni, detto ‘O minorenne per la sua lunga carriera nella camorra, ex braccio destro del potente boss Pasquale Galasso. Nell’ultimo processo, condannato a 14 anni e 6 mesi anche il figliastro di Giugliano, Antonio Manzella, un cantante neomelodico chiamato Zuccherino.
Giugliano era finito in manette nel 2020 insieme ad altre 25 persone a seguito di un inchiesta che fotografava il suo tentativo di rimettere in piedi il predominio del clan sul suo territorio a partire dal 2016, l’anno nel quale era stato scarcerato. Obiettivo condotto proprio nella consapevolezza che il clan dominante su Poggiomarino era capeggiato da Antonio Giugliano proveniente da Palma Campania ed imposto sul territorio dal ras Mario Fabbrocino. Un’azione che aveva perseguito anche in collegamento con la ‘ndrangheta nel campo dell’approvvigionamento di sostanze stupefacenti, risultando in contatto con la ‘ndrina calabrese dei Pesce-Bellocco della Piana di Gioia Tauro mentre dalla Calabria arrivava la marijuana, droga trasportata e custodita da incensurati a bordo di furgoni di copertura per la distribuzione del caffè mentre i guadagni illeciti del clan venivano investiti in attività “lecite” fuori regione.
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