Esteri

Ucraina e Medio Oriente al centro del Quartetto di ieri a Berlino

di Redazione -


I teatri di guerra alle porte dell’Europa, Ucraina e Medio Oriente, hanno dominato l’incontro tra i capi di Stato e di governo di Usa, Gb, Germania e Francia che si è svolto ieri a Berlino. Nel comunicato ufficiale del Quartetto, rilasciato dalla cancelleria tedesca al termine del vertice, Biden, Macron, Starmer e Scholz ribadiscono il totale sostegno all’Ucraina e auspicano “una pace giusta e duratura basata sul diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite, e sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale”. Per quanto riguarda invece il fronte mediorientale, è stata ribadita la “necessità immediata di riportare gli ostaggi alle loro famiglie, di cessare la guerra a Gaza e garantire che gli aiuti umanitari arrivano ai civili”. Il tutto anche alla luce della morte del capo di Hamas, Yahya Sinwar, la mente degli attentati contro Israele avvenuto il 7 ottobre dello scorso anno.
Si tratta di un’ulteriore conferma di quanto, come è chiaramente immaginabile, le vicende di Ucraina e Medio Oriente continuino ad avere una rilevanza di primo piano sullo scenario internazionale.
Durante l’incontro Biden, Macron, Starmer e Scholz hanno avuto modo di confrontarsi anche sul “piano di vittoria” del presidente Zelensky che non stato certamente accolto di buon grado in Russia. Il Cremlino, ha espresso tutte le sue perplessità attraverso la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha espresso il timore che il piano dell’Ucraina, prevedendo l’ingresso di Kiev nella Nato, possa spingere l’Alleanza Atlantica verso un conflitto con Mosca. Sul punto, a quanto si apprende, la posizione del cancelliere tedesco è stata netta: tutto il sostegno possibile a Kiev, ma la Nato non deve entrare in guerra.
Tra i punti affrontati dal Quartetto figurano anche l’escalation provocata dall’attacco dell’Iran a Israele e quella in Libano, rispetto alle quali è stato ribadito il massimo impegno affinché a prevalere sia una soluzione diplomatica che scongiuri un ulteriore aggravarsi della situazione.


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