Attualità

Uccide il padre, la madre, la sorella e il cane e li getta in un burrone

di Dave Hill Cirio -


Ha sterminato la sua intera famiglia e il cane, gettandone i cadaveri in un burrone. Un giovane di 24 anni è stato accusato di aver ucciso sua madre, suo padre e sua sorella di 17 anni durante il fine settimana, ammettendo con la polizia del posto di aver commesso questo pluriomicidio e che sarebbe stato suo intento seppellirli in un burrone vicino alla casa. In quell’anfratto, infatti, nel New Mexico sono stati ritrovati i corpi dei tre familiari del giovane – si chiama Adlai Mestre – che è arrivato perfino ad uccidere nella stessa circostanza anche il cane di casa, provando a giustificarsi dell’ennesimo atto violento anche contro l’animale domestico dicendo di averlo fatto perché “era famelico”.

Gli agenti dello sceriffo della contea di Bernalillo avevano risposto a una chiamata del padrone di casa della famiglia, che vive lì accanto e che aveva sentito degli spari come ha riferito Krqe, una stazione televisiva che copre tutta l’area di Albuquerque nel New Mexico.

Gli agenti, intervenuti sul posto, hanno trovato Adlai Mestre ancora ricoperto di sangue e mentre impugnava una pistola carica di proiettili. Ha ammesso di aver ucciso i suoi tre familiari: il 46enne Raymundo Mestre, la 51enne Bertha Mestre e la diciassettenne Breille Mestre. Nell’abitazione, erano evidenti segni di lotta e molte tracce di sangue che a malapena Adlai Mestre aveva provato a cancellare.

Poi, guidati dalle stesse iniziali ammissioni del giovane, i poliziotti hanno rinvenuto nel burrone ubicato a poche decine di metri dalla casa i tre cadaveri riversi a faccia in giù e la carcassa del cane. Mestre ha raccontato loro di averli uccisi sparando con la pistola e di averli poi trascinati fuori per essere poi ritornato a casa con il proposito di eliminare ogni traccia del suo delitto.

Successivamente, mentre il giovane veniva condotto negli uffici di polizia, il medico legale rilevava sui tre corpi anche numerose ferite di arma da taglio, l’ennesima prova della furia omicida del giovane.


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