VISTO DA – “Iddu”, ovvero: follow the pizzini
La Castelvetrano che sta dalla parte giusta, che sta tentando di scrivere una storia diversa, esiste. Ed è accorsa al Teatro Selinus lo scorso 13 ottobre, tre le proiezioni che hanno fatto registrare il tutto esaurito, per vedere “Iddu – L’ultimo Padrino”, il film di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia presentato in concorso all’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ispirato a un periodo della latitanza di Matteo Messina Denaro.
Nella pellicola il boss, che non è mai citato chiaramente fatta eccezione per una delle sequenze finali – in cui lo vediamo, pezzo da museo, vestito degli abiti che indossava il giorno della cattura – ha le fattezze di Elio Germano. Toni Servillo presta invece ipanni a Catello Palumbo, personaggio ispirato all’ex Sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino (suo figlio Salvatore, proprietario dell’unico cinema presente nella cittadina siciliana, si è rifiutato di proiettare “Iddu” giudicandolo indecente) che, nei primi Anni Duemila intrattenne con Messina Denaro una fitta corrispondenza epistolare.
Piazza e Grassadonia partono da questo spunto biografico, e quasi sconosciuto ai più, per portare sullo schermo una storia che velatamente critica, come ben nota anche il primo cittadino di Castelvetrano Giovanni Lentini, «la strategia dello Stato» e dei suoi apparati, per i quali un equilibrio, non importa quanto precario, è pur sempre un equilibrio, che è meglio non andare a sconvolgere, disturbare. Vite precarie, in fondo, sono quelle di tutti i personaggi che animano “Iddu”: in Sicilia c’è tanto sole, ma loro non lo vedono quasi mai. L’unica luce che rischiara minimamente gli spazi claustrofobici che abitano è quella aranciata e artificiale dell’abat-jour. Fatta eccezione per Lucia Russo (Barbora Bobulova), la sola altra presenza umana nel suo covo, insieme protezione ed unico contatto col mondo esterno (azzardo un parallelo letterario con “Le Assaggiatrici” di Rosella Postorino), Matteo trascorre la latitanza in compagnia del proprio passato; ora ricordo della sua formazione e parabola criminale, ora coscienza che morde attraverso la presenza fantasmatica e “shakespeariana” del padre. “Iddu – L’ultimo Padrino” non ha ricevuto sovvenzioni da parte della Regione Siciliana: «Il piglio autoriale, evidentemente, li ha tenuti ben lontani dal progetto», punge Toni Servillo ospite lo scorso 11 ottobre a “Il Cavallo e la Torre” su Raitre, «Vogliono trasformare il cinema in un turistificio, un unico campo lungo su Cefalù».
La resiliente risposta della comunità di Castelvetrano alla proiezione di “Iddu”, infine, conferma plasticamente quanto più volte asserito da Servillo a proposito della valenza civile e politica di un certo cinema, il cinema d’autore «che ha bisogno di una legge seria e strutturale, e che per una volta ci si dimentichi della spartizione delle poltrone»: ogni atto pubblico è in qualche modo un atto politico; ciò che fai dovrebbe sempre corrispondere a ciò che sei.
Torna alle notizie in home