Politica

PRIMA PAGINA-Legge di Bilancio, la salute prima di tutto. Intervista a Filippo Melchiorre

di Giuseppe Ariola -


La tutela della salute e, di conseguenza, il settore sanitario rappresentano uno dei pilastri della quotidianità di tutti i cittadini. Non a caso, tra finanziamenti e tagli, la Sanità resta centrale nel dibattito politico a tutti i livelli territoriali, soprattutto con l’avvio della sessione di Bilancio. Ne abbiamo parlato con il senatore di Fratelli d’Italia Filippo Melchiorre.

Senatore, molti ospedali non funzionano per effetto dei modelli organizzativi regionali sbagliati. Cosa si può fare?

Una recente classifica internazionale sui cento ospedali migliori al mondo vede la presenza di ben 14 strutture italiane e molte di queste sono pubbliche. Detto ciò, è evidente che serve una profonda revisione della continuità ospedale-territorio ed è proprio quello che stiamo facendo. In continuità con quanto già previsto in passato, la manovra appena licenziata dal Consiglio dei ministri ha stanziato ulteriori 3 miliardi per finanziare un nuovo piano di assunzione di medici e infermieri e per ritoccare al rialzo le retribuzioni del personale sanitario. Quello della Salute è l’unico ministero al quale vengono attribuite maggiori risorse. Questo la dice lunga sull’attenzione che questo governo ha posto sul settore della Salute. Non a caso, già nella scorsa legge di bilancio sono stati stanziati fondi (250 milioni per il 2025 e 350 dal 2026) proprio per potenziare l’assistenza territoriale e assumere personale. Gli infermieri svolgeranno, dunque, un ruolo sempre più essenziale nella sanità di prossimità i come i medici di famiglia. Inoltre, quest’anno saremo impegnati anche nell’approvazione di una legge di potenziamento dell’assistenza ospedaliera e territoriale. Un ulteriore passo avanti nell’ottica della tutela della salute dei cittadini.

I processi legati all’Autonomia differenziata potrebbero determinare un efficientamento dell’intera sanità italiana?

Più autonomia, più coesione, più sussidiarietà. Ecco i tre cardini del disegno di legge sull’Autonomia differenziata approvato in via definitiva dal Parlamento. Un passo avanti per costruire un’Italia più forte e più giusta, per superare le differenze che esistono oggi tra i diversi territori della Nazione e garantire gli stessi livelli qualitativi e quantitativi delle prestazioni sull’intero territorio. Anche e soprattutto per quanto riguarda la sanità.

Potrebbe essere la volta buona per giungere a una definitiva individuazione dei Lep e superare alcune delle difficoltà che si registrano soprattutto in alcune regioni?

Sicuramente lo sarà. Lo dico da parlamentare del sud. Basta guardare ai grandi passi avanti fatti in tal senso negli ultimi mesi rispetto a quanto avvenuto in passato.

In che modo il governo sta cercando di risolvere alcuni atavici problemi legati alla gestione sanitaria in generale e a quella ospedaliera in particolare?

Questo Governo ha ereditato un Ssn ingolfato da tagli lineari applicati al fondo sanitario nazionale negli ultimi 15 anni e modelli organizzativi non più rispondenti, da un lato, alle necessità di una popolazione in progressivo invecchiamento e dall’altro all’accelerazione imposta dall’evoluzione tecnologica. Con senso di responsabilità, pragmatismo e visione di lungo periodo abbiamo invertito in trend di sottofinanziamento avviato dai governi di centro sinistra, innanzi tutto garantendo maggiore dotazione economica alla sanità pubblica e allo stesso tempo rivedendo gli attuali modelli di gestione. A partire dalla revisione dell’assistenza territoriale, che anche grazie agli investimenti del Pnrr e alla sanità digitale stiamo avvicinando sempre più al domicilio del paziente. La revisione del paradigma ospedalo-centrico applicata dai governi precedenti non era più procrastinabile, come ci ha insegnato la pandemia: grazie alle misure previste dal Pnrr; ma anche alla promozione di diverse modalità di erogazione di assistenza, ad esempio tramite le aggregazioni di specialisti, in particolare nell’ambito delle cure primarie, contiamo di disegnare un servizio sanitario nazionale più moderno e al passo con i tempi e rispondere all’esigenza di multidisciplinarietà che richiede la gestione dell’innovazione, coniugata alla sostenibilità del sistema.

Ultimamente i casi di aggressione al personale sanitario sembrano essere preoccupantemente in aumento. Quali misure è possibile immaginare per contrastare questo assurdo fenomeno?

Il Governo Meloni attraverso il decreto legge 137 del 2024 è prontamente intervenuto dopo i recenti casi di cronaca che hanno portato nuovamente all’attenzione dell’opinione pubblica il tema delle aggressioni al personale sanitario attraverso sanzioni più aspre, obbligo di arresto differito per chi danneggia strutture sanitarie e sociosanitarie o chi aggredisce personale sanitario. Tutto questo però anche attraverso un mutato rapporto tra paziente e medico, attraverso una rigenerata umanizzazione dell’offerta sanitaria.


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