La manovra ai raggi X, Giorgetti ringrazia le banche
Il ministro dell Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi sulla manovra economica, Roma, 16 ottobre 2024. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Tra una battuta e un bicchiere rotto, tocca al ministro Giancarlo Giorgetti, scortato dal vice Maurizio Leo, presentare la manovra 2025 ai giornalisti. Ieri mattina, dopo l’ok del consiglio dei ministri arrivato nella serata di martedì, Giorgetti ha illustrato – non senza lesinare stoccate intinte nel curaro alle opposizioni – gli aspetti focali del bilancio. La manovra 2025 si muoverà su un budget da trenta miliardi di euro. La notizia più importante, almeno per il titolare del Mef, consiste nell’ok arrivato da Bruxelles al piano strutturale di bilancio che sarà esteso su sette anni consentendo così al governo “di fare un quadro di finanza pubblica dei prossimi cinque anni coerente con la legge di bilancio”. Sistemati i conti, almeno per ora, con l’Ue, per Giorgetti è il tempo di illustrare alcuni dei provvedimenti cardine della manovra. A cominciare dal taglio del cuneo fiscale che diventa strutturale (e per il quale il governo ha investito quasi dodici miliardi di euro) e “avrà effetti fino a 40mila euro di reddito” insieme ai tre scaglioni Irpef che, come ha riferito Leo, saranno applicate nella misura del “23% fino a 28mila euro di reddito, 35% fino a 50mila euro, 43% oltre i 50mila”. Lo stesso Leo, poi, ha illustrato il nuovo sistema di detrazioni fiscali che premierà le famiglie: “Sarà previsto un tetto di spesa da portare in detrazione modulato in relazione al numero dei figli e posizionato su specifiche fasce di reddito: fino a 50mila euro – ha detto il viceministro – il tetto sarà più elevato, tra 50 e 100mila euro sarà più basso e oltre i 100mila euro sarà ancora meno. Se parliamo di interessi sui mutui e spese mediche sarà il 19%, sulle ristrutturazioni di immobili il 50%”. Inoltre è stato confermato il bonus mobili che sarà calcolato sulla percentuale del 50%. Confermate le politiche di adeguamento e “rivalutazione piena” sulle pensioni insieme alle misure di flessibilità sociale come Ape sociale, Quota 103 e Opzione Donna mentre, per ciò che riguarda le politiche sulle natalità sarà investito, come ha riferito in una nota il ministro Eugenia Roccella, qualcosa come un miliardo e mezzo di euro. Una montagna di soldi che sarà investita in detrazioni per le famiglie numerose (estendendo fino a trent’anni il limite d’età per i figli a carico) e detassando (e raddoppiando) i fringe benefits a favore dei lavoratori con figli. Ma, oltre alla rimodulazione e all’estensione da due a tre mesi dei congedi parentali, un terzo del budget (500 milioni) andrà speso per la Carta Dedicata a Te. Infine il capitolo sanità: il Mef ha reagito smentendo chi, come Elly Schlein, affermava che l’investimento del governo ammontasse a “soli” 900 milioni spiegando che in manovra ci sono 2,366 miliardi in più rispetto a quanto previsto l’anno scorso. Proprio Giorgetti ha riferito che la voce di spesa relativa alla sanità è quella, tra le poche, che invece di tagli può annoverare un potenziamento delle risorse. Sulla flat tax, invece, tutto rimandato. Almeno fino a che non si avranno più certezze su fondi e coperture. Confermato, invece, il taglio del canone Rai.
La coperta della manovra, di ogni manovra, è sempre corta. Nel senso che le risorse da qualche parte andranno anche prese. E Giorgetti ha deciso di prenderle dai ministeri (“c’era un clima di delusione tra i colleghi”, ha detto) con tagli alle spese fino al 5% (con un “incasso” stimato in circa due miliardi di euro) e, soprattutto, da banche e assicurazioni. Il ministro non vuol sentire la parola “extraprofitti”, preferisce “sacrifici”. Che, una volta tanto, non toccheranno “all’operaio o al pescatore”. Per gli istituti di credito scatta un anticipo sulle imposte mentre ci si attende dalle compagnie assicurative, in virtù dell’applicazione dell’imposta di bollo, un flusso di denaro stimato in circa un miliardo. Per il momento le banche si trincerano dietro un no comment, l’Abi in una nota ha affermato che attenderà l’articolato (che sarà presentato alla stampa dalla premier Meloni) prima di dire la sua. Gli sherpa continuano a lavorare tra le parti ma Giorgetti sembra irremovibile e convinto che la misura sia già stata metabolizzata anche dai mercati.
Quindi, poco prima che scoppiasse un bicchiere (“porta bene?” s’è chiesto il ministro), Giorgetti ha fatto chiarezza sugli argomenti che sono rimasti fuori dalla manovra e, in particolare, ha scherzato sul tema dell’allineamento delle accise sui carburanti: “Ho un’auto a gasolio e il diesel aumenterà di un centesimo, sono disperato per la stangata”, ha sogghignato. Per quanto riguarda, invece, il catasto, il titolare del Mef ha riferito che non c’è alcuna riforma in essere ma che ci saranno controlli e verifiche a tappeto: “Non è contenuto nella legge di bilancio, semplicemente perché c’è già nell’ordinamento, ed è uno degli impegni che abbiamo assunto nel Piano strutturale di bilancio. Non c’è l’aggiornamento delle rendite catastali ma chi ha usufruito del superbonus deve fare l’aggiornamento delle mappe catastali”.
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