Esteri

Ucraina: l’unica vittoria è la pace

di Ernesto Ferrante -


La pace è l’unica soluzione. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto di puntare alla fine della guerra entro il 2025, a conclusione del suo tour europeo che ha avuto come tappa finale Berlino, dove ha ottenuto la promessa di nuovi aiuti e di un sostegno costante da parte della Germania.

Il suo piano per costringere la Russia a porre all’operazione militare speciale avviata nel febbraio 2022, ha avuto l’assenso di chi già era suo alleato, ma pochi risultati dal punto di vista pratico. La situazione sul campo di battaglia per le truppe ucraine è diventata molto pesante.

“I pacchetti di difesa per la protezione, i sistemi di difesa aerea e gli investimenti nella produzione di droni e altre armi in Ucraina”, annunciati con un post su X da Zelensky come “risultati delle visite a Londra, Parigi, Roma e Berlino”, difficilmente riusciranno a cambiare la situazione sul campo di battaglia.

Il presidente ucraino ha spiegato di aver “presentato i dettagli del ‘Victory Plan’ ai partner”. Dopo questo passo, ha aggiunto, “lavoreremo a livello per massimizzare i nostri sforzi sia in prima linea, sia attraverso la diplomazia. Il nostro compito comune è quello di avvicinare una pace giusta, per l’Ucraina e per tutta l’Europa”.

L’esercito ucraino continua a soffrire su tutte le principali direzioni del fronte. Prosegue l’avanzata delle forze russe nella regione di Donetsk. I militari di Mosca hanno preso il controllo di più della metà della città di Toretsk, come ha ammesso il responsabile dell’amministrazione militare locale, Vasyl Chynchyk, alla televisione ucraina.

“Il 40-50 per cento dell’area urbana è sotto il controllo delle forze ucraine, il resto è occupato dal nemico”, ha fatto sapere Chynchyk. I russi hanno anche attaccato la cittadina vicina di Chasiv Yar.

Un missile Iskander-M ha colpito la nave portacontainer battente bandiera panamense Shui Spirit, che stando a quanto è trapelato, trasportava armi dal porto rumeno di Costanza ad Odessa. Costanza è diventato uno dei principali punti di transito per le armi occidentali dirette in Ucraina.

Va avanti anche l’operazione di riconquista degli insediamenti russi di frontiera occupati dagli incursori ucraini. I soldati del Cremlino hanno sferrato un’importante offensiva sul fianco di Lyubimovka, portandosi sulla strada che unisce Korenevo a Sudzha. In questo modo è stata spezzata la logistica degli ucraini, che nell’area di Olgovka rischiano di rimanere circondati dalla 155esima brigata russa.

Proprio per questo, secondo fonti dell’agenzia Reuters, gli Stati Uniti starebbero valutando il trasferimento all’Ucraina dei missili AGM-158B JASSM, in grado di raggiungere 50 regioni della Federazione russa. Funzionari statunitensi ritengono che la consegna potrebbe “cambiare il corso strategico del conflitto”.

Nella vecchia versione AGM-158A l’autonomia di volo era di 370 chilometri e nella modifica AGM-158B è già di 926 chilometri. Sarebbe un pericoloso colpo di coda dell’amministrazione Biden. Ma le elezioni incombono e l’opinione pubblica Usa è sempre più insofferente rispetto all’impegno militare al fianco di Zelensky.

La “via negoziale” di Donald Trump sta conquistando ogni giorno nuovi consensi, che potrebbero rivelarsi decisivi per avere la meglio sulla vicepresidente in carica Kamala Harris nella corsa alla Casa Bianca. Tra i “dem” le riflessioni sono in corso. Anche a Joe Biden converrebbe la pace.

“Tutti dicono che la pace si fa in due, ma non è così: la pace si fa in tre. Se si fa in due, o vince l’uno o l’altro. Il terzo attore è la comunità internazionale che deve preparare le condizioni affinché le Parti possano aprire un dialogo che porti a una pace giusta. Attenzione: ho detto pace giusta. Perché altrimenti l’Ucraina non accetterà mai di sedere a un tavolo in cui perde. Però se la pace non si raggiunge con le armi, non resta che il dialogo. L’importante è che non passi mai il concetto che ciò significa arrendersi”. Lo ha dichiarato in un’intervista al Foglio, il Cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei sottolineando che oggi, tuttavia, “siamo lontani, le Parti sono assolutamente distanti”.


Torna alle notizie in home