Politica

Dossieraggi, la nuova frontiera degli attacchi alla politica

di Giuseppe Ariola -


I dossieraggi sui movimenti bancari di politici o comunque di rappresentanti delle istituzioni a vario titolo sembrano essere diventati la nuova frontiera degli attacchi al potere costituito. Dal caso Striano sul quale indaga la procura di Perugia all’inchiesta di Bari a carico di un dipendente di Intesa San Paolo, prontamente licenziato dalla banca non appena gli accessi illegali operati dall’uomo ha fatto accendere un campanello d’allarme, viene amplificato il timore che dietro queste manovre ci sia il tentativo di interferire nel gioco democratico. Che queste azioni siano state perpetrate per screditare, delegittimare, eventualmente ricattare, o nel tentativo di acquisire illegalmente elementi potenzialmente rilevanti da un punto di vista politico o giudiziario cambia poco. Resta il fatto che sbirciare abusivamente nei conti correnti di componenti dell’attuale governo, di loro familiari o di esponenti dei partiti di maggioranza, di magistrati e vertici della forza dell’ordine, oltre a rappresentare una grave violazione della privacy, suona come qualcosa di profondamente allarmante. Sarebbe lo stesso in caso di intrusioni nelle movimentazioni bancarie di qualsiasi altro politico o di qualsivoglia cittadino, ma leggere i nomi di Giorgia Meloni, di sua sorella Arianna, dell’ex compagno Andrea Giambruno, del presidente del Senato Ignazio La Russa e via discorrendo getta un’ombra ancora più inquietante su queste vicende i cui contorni sono e restano quantomeno torbidi. Anche perché l’idea che trapela è quella di una sorta di pesca a strascico effettuata con l’obiettivo di trovare qualcosa, qualsiasi cosa in grado di danneggiare l’obiettivo che è stato messo nel mirino. E il vero problema è che questa perversa e contorta modalità di acquisire abusivamente dati e informazioni riservate su chicchessia rischia di diventare da un lato una nuova frontiera del crimine che si lega indissolubilmente alla più vasta esigenza di potenziare la cybersicurezza e, dall’altro, una nuova forma lotta politica.

Quanto accaduto con i recenti casi di dossieraggio dimostra come dati, informazioni o estratti conto acquisiti illegalmente possono finire per riempire le pagine dei giornali influenzando in tal modo la vita istituzionale del Paese e anche l’opinione pubblica. Fino a poco tempo fa il principale problema in tal senso era costituito dalle fughe di notizie che dalle procure finivano nelle redazioni e che irrimediabilmente condizionavano il dibattito pubblico. Adesso, invece, si è passati dalla diffusione di fascicoli giudiziari secretati alla violazione di database altamente riservati. E indiscutibilmente il centrodestra è senza dubbio, se non l’unico, certamente il principale bersaglio di queste attività sulle quali, rispetto a quanto finora emerso, c’è ancora molto da appurare. Ma anche molto da fare per porre un argine a prassi che minacciano le nostre istituzioni. Per esempio, attorno al caso politico che ha investito l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si è giustamente posto il problema delle informazioni delle quali Maria Rosaria Boccia fosse venuta a conoscenza senza avere alcun titolo per entrare in possesso di notizie riservate relative all’attività di quello specifico ministero o del governo in generale. La questione tra il ministro e l’imprenditrice di Pompei da personale è diventata politica, con le conseguenti dimissioni di Sangiuliano, ma anche giudiziaria, con le indagini aperte dalla Procura di Roma e dalla Corte dei Conti del Lazio. Allo stesso modo, mentre la magistratura indaga, la politica tutta si dovrebbe preoccupare di porre un argine alla facilità con cui è possibile accedere a dati sensibili che è ancora più semplice diffondere. Casi come quello di Striano e quello di Bari non possono essere derubricati solamente all’iniziativa personale di qualche curioso che diventa spione, perché i loro risvolti riguardano la sicurezza, non solo informatica, delle istituzioni e di tutti i cittadini.


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