Cultura & Spettacolo

VISTO DA – Joker, Folie a Deux: amore o ibristofilia?

di Riccardo Manfredelli -


“Tutto ciò che accade nella vita, può accadere anche in uno spettacolo”: quanto abbiamo detto qualche settimana fa, analizzando il film “Schegge di paura”, a proposito della grande presa che alcuni casi di cronaca esercitano sull’opinione pubblica con la complicità “connivente” e morbosa dei media, trova ulteriore conferma in Joker – Folie a Deux, nelle sale italiane con Warner Bros. Dallo scorso 2 ottobre dopo il passaggio in concorso all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Todd Phillips, che ritroviamo dietro la macchina da presa cinque anni dopo quel Joker candidato agli Oscar come Miglior Film, seconda volta nella storia per una pellicola incentrata su un personaggio dei fumetti, porta alle estreme conseguenze anche un aspetto per certi versi inedito: quella sorta di “empatico feticismo” che il pubblico sviluppa nei confronti del detenuto-star; indicative, in questo senso, due sequenze: quella in cui una guardia carceraria chiede a Joker (un sempre a fuoco Joaquin Phoenix) di autografargli il suo memoir, con l’intenzione di rivenderlo a peso d’oro sul web e la successiva, in cui Lee/Harley Quinn (nei momenti squisitamente musicali Lady Gaga giganteggia) confessa, a colloquio con il protagonista, di essersi fatta internare presso l’Arkham State Hospital solo perché innamorata di lui.

Ma di chi è davvero innamorata Lee, del dimesso Arthur Fleck o dell’istrionico Joker: di più, è amore o ibristofilia? Il finale del film fornisce una risposta, chiudendo contestualmente alla possibilità che il franchise possa andare oltre questo secondo film. Quando ne è stata annunciata la messa in produzione, i più accaniti estimatori dei personaggi DC Comics hanno arricciato il naso di fronte alla possibilità che Joker-Folie a Deux potesse essere un musical. Certo, all’inizio la prospettiva che il sanguinario Joker possa trasformarsi in un “performer confidenziale” fa tremare. È pur vero, però, che la musica nel film ha un ruolo narrativo ben preciso. Essa è una diretta emanazione dell’anima dei personaggi (ecco perché Lady Gaga ha spesso raccontato che per diventare Harley Quinn ha dovuto quasi “dimenticare la tecnica vocale”); ne racconta in soggettiva le aspirazioni e i desideri più intimi, i timori più inconfessabili (vedasi la scena in cui Lee minaccia di uccidere Joker, ndr.) È uno spazio mentale, onirico, in cui i due protagonisti possono immaginarsi finalmente liberi, nonostante tutte le catene – ideali o reali – che si portano dietro. Due le liriche a mio parere più incisive: “If my friends could see me now”, forse quella che più avvicina il vissuto di Harley Quinn a quello della sua interprete Lady Gaga, da giovanissima vittima di bullismo, e “If you go Away”, lo straziante addio di Joker alla sua amata. In top3 anche “The Joker”, tirata del protagonista, arringa difensiva strappa-applausi. Puro show.


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