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Puff Daddy, oggi inizia il processo: tutto quello che sappiamo

di Francesca Petrosillo -


Il tanto atteso processo a Puff Daddy inizia oggi, 9 ottobre 2024, alle 10 a New York (16 in Italia). Dopo quasi un mese di reclusione nel carcere MDC Brooklyn, il rapper farà la sua prima apparizione in tribunale, pronto a testimoniare la sua innocenza, come dichiarato dal suo avvocato Marc Agnfilo. Il processo, di natura federale, si terrà a porte chiuse, quindi non sarà possibile seguirlo in diretta streaming.

Diddy affronta numerose accuse, che, se confermate, potrebbero portare a una condanna minima di 15 anni. Sebbene la pena massima prevista sia l’ergastolo, l’avvocato Callan ritiene improbabile tale sentenza, poiché non vi sono decessi collegati al caso. 

Puff Daddy si trova rinchiuso nel carcere federale di Brooklyn dal 16 settembre con accuse gravi che vanno dal traffico sessuale al racket. Dopo la denuncia iniziale dell’ex compagna Cassie Ventura, supportata da un video di sorveglianza, sono arrivate centinaia di segnalazioni sul comportamento di Diddy, legate anche ai suoi celebri White Party. Sebbene rischi l’ergastolo, gli esperti ritengono che la condanna potrebbe oscillare tra i 10 e i 20 anni, non essendoci decessi associati ai suoi reati.

Le dichiarazioni della madre

La madre di Diddy, Janice Smalls Combs, ha difeso il figlio in una lettera pubblica, esprimendo il dolore di una madre devastata dalle accuse. Pur ammettendo che Diddy non sia stato sempre sincero, riconoscendo la violenza contro Ventura, sostiene che l’opinione pubblica abbia influenzato il giudizio sul caso, in particolare dopo l’accordo legale con l’ex compagna. Secondo lei, questa situazione è frutto di un “circo mediatico” e spera di vederlo un giorno raccontare la sua verità.

Processo a Puff Daddy: le ultime dal carcere

Diddy, dal carcere, ha visto respingere più volte le richieste di libertà su cauzione. I suoi avvocati avevano proposto 50 milioni di dollari, monitoraggio GPS e una lista ristretta di visitatori, ma il tribunale teme che il rapper possa ostacolare il processo, corrompendo testimoni o persino fuggendo all’estero. Anche il trasferimento in una prigione più tranquilla nel New Jersey è stato negato. 

La difesa respinge le accuse di corruzione, affermando che eventuali contatti con i testimoni sono stati iniziati da questi ultimi e non da Diddy, insinuando che ci sia un tentativo di ricatto. Diddy, nel frattempo, ha manifestato segni di crisi psicologica, rifiutando il cibo e finendo sotto sorveglianza costante per prevenire il suicidio.

Considerata la natura del processo “chiuso” al pubblico, non ci resta che attendere l’esito dell’aula.


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