Politica

Orban tiene lo champagne in fresco per Trump: “Ucraina? Non può vincere sul campo”

di Cristiana Flaminio -


Viktor Orban “tifa” Donald Trump e, nel farlo, tira le orecchie all’Ue: dai dazi alla Cina fino alle politiche sull’immigrazione, il leader magiaro si scatena in conferenza stampa a Strasburgo e intossica la giornata a Bruxelles. “So che cosa faremo noi”, squilla Orban riferendosi allo scenario in cui Donald Trump vincesse le elezioni in America: “Stapperemo diverse bottiglie di champagne”. Non è mica un mistero che Orban si sia schierato, ormai da tempo, dalla parte del tycoon al punto da inaugurare la presidenza di turno dell’Ungheria sotto il segno del Make Europe Great Again. La difformità di vedute tra il leader ungherese e Bruxelles è di quelle insanabili. A cominciare dalla posizione sul conflitto in Ucraina, tema che ha preteso spazio (e molto) all’ultima riunione Ecofin: “La discussione riguarda quale sia il comportamento ragionevole che l’Ue dovrebbe avere rispetto al conflitto – ha detto Orban – e noi abbiamo un’opinione diversa rispetto alla maggioranza dei paesi dell’Ue, noi puntiamo a un cessate il fuoco il prima possibile, perché siamo convinti che l’Ucraina non possa vincere la guerra sul campo di battaglia. Quindi se non puoi vincere sul campo di battaglia, devi comunicare, devi negoziare, devi arrivare a un cessate il fuoco, devi salvare vite umane. Questo è quello che vorrei”. Pertanto, secondo Viktor Orban, “non c’è soluzione militare”.

Orban non si è sottratto, a proposito di guerre, dal pronunciare parole che faranno discutere. E che insistono sullo scenario dei diritti: “Le politiche di asilo non stanno funzionando. In Europa, a causa dell’immigrazione illegale, sta aumentando l’antisemitismo, l’omofobia e la violenza sulle donne: queste sono le conseguenze delle migrazioni”. E, quindi, un riferimento alla guerra economica innescata con Pechino: “I dazi? Sono assurdi. E li sostengono dieci Paesi soltanto che rappresentano appena il 48% dell’Europa. Dietro c’è dell’altro, anche i produttori di auto sono contrari”.


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