Soccer, il grande affare della maglie fa ricche le squadre della serie A
Le sponsorizzazioni di maglia si confermano un investimento anticiclico, ideale, nei momenti di crisi, come è già avvenuto nel calcio tricolore durante la pandemia da Covid-19. Un format vantaggioso per tutte le realtà aziendali interessate a crescere in visibilità e reputazione.
Uscita dall’angolo non senza ferite la Serie A torna ad attrarre investimenti pubblicitari, a partire da quelli dedicati alle maglie delle squadre professionistiche. Anche nella stagione in corso gli sponsor della prima divisione hanno fatto registrare numeri inaspettati. Il tetto dei 200 milioni di euro di investimenti è stato nettamente superato (per la precisione 213,3 milioni): un record assoluto per il nostro campionato, stabilmente nella classifica delle “Big 5” europee.
Crescita del 26% in un solo anno
In questa nuova stagione tutti i club della Serie A sono scesi in campo con le maglie griffate. Neppure una squadra si è presentata senza sponsor sulle divise di gioco. Non succedeva da quattro anni e anche questo aspetto è un segnale di vitalità, di chiara ripresa e (si spera) della fine della pandemia. Nella precedente stagione, ancora contrassegnata dal Covid-19, invece, sono state cinque: nello specifico Genoa, Lazio, Salernitana, Spezia e Venezia.
C’è poi da considerare la presenza di 66 loghi commerciali visibili sulle divise (rispetto ai 45 dell’inizio stagione 2021/22). Anche questo è un record inaspettato per molti addetti ai lavori.
Solo 7 società su 20 (Juventus, Inter, Fiorentina, Milan, Sassuolo, Roma e Napoli) infine superano la “media investimenti per club” pari a 10,66 milioni di euro.
In sintesi, nel confronto con l’ultimo biennio (2020-2022), le sponsorizzazioni di maglia sono cresciute di 44 milioni di euro. Nel 2020/21 infatti non superavano i 169,7 milioni: +26% nel confronto anno su anno.
Juve leader del mercato nazionale.
In attesa di trovare un maggiore equilibrio in campo, la Juventus di Max Allegri si consola almeno sul fronte degli investimenti commerciali. I bianconeri sono al top di questa classifica. Gli sponsor presenti sulla maglia hanno speso, nel campionato in corso, circa 58,5 milioni di euro, con Jeep a guidare forte di un budget non inferiore ai 45 milioni annui. E’ la jersey (maglia) più ricca della massima serie e il divario con i concorrenti aumenta se consideriamo i 51 milioni del partner tecnico Adidas (in totale più di 109 milioni di euro).
Molto più indietro l’Inter (28,5 milioni) e la Fiorentina (25 milioni), rispettivamente al secondo e terzo posto. Seguono Milan (21,5 milioni) e Sassuolo (18 milioni), quest’ultimo, grazie al legame strettissimo con lo sponsor-proprietario Mapei. E’ un mercato, quello delle sponsorizzazioni calcistiche, fortemente schiacciato sui cosiddetti top club. Le prime quattro società, per valore economico (Juventus, Inter, Fiorentina e Milan), sviluppano ricavi superiori a 133,5 milioni di euro (oltre il 60% degli investimenti complessivi della massima serie).
Lo sbarco negli States
Per Marco Mazzi, esperto di marketing sportivo e comunicazione digitale, “la Serie A ha grandi possibilità di crescita, soprattutto fuori dai confini nazionali. L’apertura della sede commerciale a New York, su input dell’amministratore delegato Luigi De Siervo, è il primo importante pilastro per la internazionalizzazione del prodotto calcio tricolore. E’ corretto però sottolineare come questa strategia dovrà essere potenziata di anno in anno, perchè Premier League, Bundesliga e Liga (solo per citare i tre campionati più ricchi, nda), sono già presenti all’estero, da diversi anni, e non sarà facile recuperare il divario cristallizzatosi negli ultimi due lustri…Sono stati fatti grandi passi in avanti, ma se ci si ferma ad analizzare la presenza dei marchi internazionali all’estero ci si trova di fronte a un numero nettamente superiore a ciò che vediamo nel nostro Paese. Internazionalizzarsi sarà fondamentale per intercettare nuovi partner commerciali di profilo mondiale, al momento più interessati ad altri campionati europei e questa, purtroppo, è un’opportunità da recuperare in tempi brevi”.
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