Politica

Autonomia, battaglia tra Regioni e Stato su risparmi virtuosi

di Ivano Tolettini -


Se una Regione, supponiamo il Veneto una a caso, risparmia per il servizio garantito ai cittadini rispetto al fabbisogno assegnato per la gestione di una determinata materia che non è soggetta ai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), la Regione potrebbe trattenere la differenza? Non solo, le Regioni potranno compartecipare con lo Stato nella gestione di imposte e tributi, a iniziare dall’Iva? Attorno a questi due interrogativi si muove il nocciolo della battaglia sull’autonomia differenziata dopo l’approvazione della legge Calderoli lo scorso giugno. Di questo si è parlato giovedì – non è un caso che i leghisti parlino di “giornata storica” – tra il ministro e i rappresentanti delle quattro regioni che hanno avviato il negoziato per il trasferimento di funzioni su materie no-Lep che sono nove. Ma una volta che la commissione incaricata e quindi la presidenza del Consiglio avranno fissato i Lep per le altre 14 materie, la questione di merito si ripresenterà. Infatti la partenza della trattativa sull’autonomia alla presenza di Roberto Calderoli, ha visto subito la presentazione di due richieste del Veneto volute da Luca Zaia e che hanno lasciato freddi ( è un eufemismo), i colleghi di governo di Forza Italia e Fratelli d’Italia, a cominciare da Alberto Cirio, governatore azzurro del Piemonte. “La posizione di Forza Italia – afferma Cirio – è coerente e resta la stessa, il primo passaggio dovrà essere quello dei Lep, poi si potrà parlare di trasferire le materie”. Il messaggio è forte e chiaro.

Quanto al merito di come concretizzare la “gestione regionale virtuosa”, Dario Stevanato, ordinario di diritto tributario e uno dei due tecnici, con Andrea Giovanardi, che affianca Zaia nelle trattative, ai giornalisti sottolinea che “il meccanismo che permette l’accantonamento del risparmio del fabbisogno finanziario riconosciuto, per destinarlo ad altri servizi regionali incentiva l’efficienza della Pubblica amministrazione”. Si tratta dei soldi che sarebbero risparmiati per la gestione delle nove materie no-Lep e che sarebbero reinvestiti dalla Regione virtuosa. A questo si aggiunge la proposta della compartecipazione regionale a imposte e tributi, a partire dall’Iva. Sono questioni che non appena sono state sollevate hanno visto il gelo di parte degli alleati di governo, perché ridisegnano traiettorie che fin qui erano state smentite fino a poco tempo fa, dopo che erano state caldeggiate a lungo dai tecnici. “Io sono a favore dell’autonomia – spiega il ministero degli Esteri, Antonio Tajani, leader di FI – , ed ho detto soltanto che per quanto riguarda le materie non Lep, la politica commerciale, la politica internazionale gestita da diverse regioni, rischia di non essere efficiente”. Il viceministro è convinto che sia necessario rinvigorire il dettato della Costituzione in materia di enti locali tramite l’autonomia, ma “è importante che si faccia bene. Parlo da ministro del Commercio internazionale: è sbagliato affidare troppi poteri alle Regioni in questo ambito. Non possiamo immaginare che un assessore regionale che va a parlare con il ministro degli Esteri della Cina. Quindi serve un governo che tratti, per dare più forza ai vari territori”. Che il tema del regionalismo differenziato sia una delle questioni tuttora aperte su cui si incanalerà una cospicua fetta di elettorato è abbastanza pacifico.

RISPARMI DI SPESA
L’accelerazione impressa dal ministro Roberto Calderoli deriva dalla consapevolezza di posizioni distinte tra alleati perché Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno un bacino elettorale al Sud che è perplesso sulla riforma voluta dalle regioni del Nord ricco perché temono di non essere in grado di essere all’altezza del compito. Il nodo della redistribuzione delle risorse è quello centrale. Certo è che il meccanismo che consentirebbe alla regione ben amministrata di trattenere il risparmio potrebbe favorire una migliore efficienza della macchina burocratica locale. I professori Stevanato e Giovanardi sottolineano che il meccanismo darebbe un senso al “percorso autonomista”, in assenza del quale sarebbe annacquato. Ma per questo l’iter riformativo è tortuoso anche dentro la maggioranza, perché ci sono incognite, soprattutto tecniche, sulla capacità delle regioni di affrontare il cambiamento finanziario. “L’autonomia – hanno ribadito ieri a Pontida Attilio Fontana e Luca Zaia – è la nostra bandiera perché vogliamo trainare il Paese”.


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