Bosnia-Erzegovina: inondazioni e frane, 19 morti e decine di dispersi
Inondazioni improvvise e frane nella Bosnia-Erzegovina centrale hanno causato la morte di almeno 19 persone, con città e villaggi isolati e case quasi sommerse. Le situazioni più critiche, come dichiarato dai soccorritori sono nell’area limitrofa a Jablanica, una città sulla strada tra Mostar e la capitale Sarajevo. Molte persone attualmente sono disperse ed è stato dichiarato lo stato di emergenza. Il ministro dello Vojin Mijatovic ha affermato durante la conferenza stampa che il paese è stato colpito da un terribile disastro facendo appello alla popolazione di mantenere la calma ed evitare spostamenti in attesa dei soccorsi. I fiumi hanno rotto gli argini dopo una tempesta notturna, le foto aeree hanno mostrato molte città e villaggi inondati, con molte case completamente sott’acqua. Strade, ponti e binari ferroviari sono stati spazzati via o bloccati dai detriti, molte frane hanno lasciato le case sepolte da rocce e fango fino ai piani superiori. La strada principale, la M-17, che costeggia il fiume Neretva, è impraticabile, vicino a Jablanica un tratto di ferrovia di 17 km è stato gravemente danneggiato, tra Ostrozac e Grabovica. Oltre 200 metri di binari sono rimasti sospesi in aria dopo un enorme frana che ha portato a valle parte della collina. L’alluvione non si è limitata alla Bosnia. Anche nel vicino Montenegro, le strade sono state spazzate via lasciando la cittadina di Komarnica isolata. Il livello dell’acqua in queste ore sta aumentando anche in alcuni fiumi della Croazia e il governo di Zagabria ha diramato un’allerta rossa perché c’è il rischio che alcune aree della città di Karlovac vengano allagate vicino al fiume Kupa. Gran parte dell’Europa centrale è stata colpita da inondazioni il mese scorso, con alcune delle peggiori devastazioni in Polonia, Repubblica Ceca e Romania. Gli esperti del gruppo World Weather Attribution (WWA) hanno accertato che gli ultimi quattro giorni sono stati i più piovosi mai registrati in questi territori, ricordando che l’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente. Gli ultimi cinque anni secondo il servizio climatico Copernicus sono stati in media circa 2,3°C più caldi rispetto alla seconda metà del XIX secolo.
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