Politica

PRIMA PAGINA-Adesso rendere i trasporti italiani a prova di chiodo

di Giuseppe Ariola -


Possibile che un chiodo possa bloccare per ore il traffico ferroviario di un intero Paese? Evidentemente si, visto che è accaduto. È ovvio che non si tratta di una circostanza accettabile, tutt’altro, è qualcosa di indegno in un paese civile. Però da qui a crocifiggere il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per l’incidente che mercoledì ha mandato in tilt la circolazione dei treni in tutta Italia è francamente ridicolo. Né la discussione può essere incentrata esclusivamente su come Matteo Salvini sta ricoprendo l’incarico che di cui è titolare. Il leader leghista può essere il migliore o il peggiore ministro dei Trasporti che la Repubblica abbia avuto e, senza dubbio, è criticabile per diverse questioni legate al proprio mandato, ma di certo attribuirgli la responsabilità di quanto accaduto, come sta facendo l’opposizione, è svilente. Il motivo è molto semplice. Non plausibile sostenere che un qualsiasi ministro insediatosi da due anni possa essere riuscito in quella che sarebbe l’incredibile impresa di far reggere l’intera rete ferroviaria italiana su un unico cavo elettrico ubicato presso gli snodi di Roma. È ovvio che il problema trova le sue radici molto più indietro nel tempo e che le responsabilità, qualora davvero politiche, cosa di cui francamente si dubita fortemente, non possono essere poste in capo a un ministro, a prescindere dal colore politico. Inoltre, chiodo o non chiodo, quello che dovrebbe far preoccupare è che nessuno dei sistemi di emergenza che sarebbero dovuti entrare in funzione per ovviare al guasto si è attivato. La circostanza dà il polso dell’enormità del problema che forse è dovuto semplicemente all’incuria o a dei grossolani errori di progettazione, ma che di certo ha poco a che fare con gli aspetti di natura squisitamente politica. Quando lo scorso 20 luglio un crash informatico ha lasciato a terra migliaia di voli in tutto il mondo per un bug presente in un aggiornamento del software utilizzato per la gestione del traffico aereo nessuno si è neanche sognato di farne un caso politico, anche perché si sarebbero dovute chiedere le dimissioni dei governi di mezzo mondo e la messa al rogo della Microsoft. E se qualcuno lo avesse fatto non sarebbe risultato credibile, per fortuna oltretutto. Ora, che il sistema dei trasporti italiano sia atavicamente inefficiente, se vogliamo anche insufficiente, può essere anche vero, ma che il problema non nasca oggi è una bufala gigantesca. Così come è vero che negli ultimi anni, per intenderci, quelli che vedono Matteo Salvini al ministero delle Infrastrutture e de Trasporti, non si sono visti quei miglioramenti che tutti noi ci auguriamo quotidianamente, dalle autostrade, ai treni, ai porti. La verità è che c’è un problema serio di gestione dell’ordinaria amministrazione e che gli unici veri risultati concreti quando si parla delle infrastrutture e del sistema dei trasporti in Italia si vedono, purtroppo, solo a seguito di emergenze o di eventi catastrofici. Quello del crollo del Ponte Morandi a Genova ne è un esempio eclatante, tanto che la sua ricostruzione e le modalità con le quali è avvenuta sono diventate un modello di efficienza. Un modello che non può essere preso in considerazione solamente qualora, facendo i dovuti scongiuri, si verificassero altre catastrofi, ma che dovrebbe essere esportato anche nella gestione ordinaria di tutte le reti infrastrutturali del paese. E su questo è, invece, giusto porre delle questioni di natura politica, perché è proprio sulle modalità di intervento, sulle strategie di gestione quotidiana e di lungo periodo e sull’efficientamento dei sistemi viari, autostradali, ferroviari, portuali e così via, che la politica ha delle immediate e dirette responsabilità. Ecco perché, oltre a revocare l’appalto alla ditta responsabile dell’assurdo blocco ferroviario dei treni in dell’altro ieri, il ministro Salvini dovrebbe procedere a un’immediata ricognizione della rete ferroviaria italiana per risolvere i gravi e annosi problemi che si trascina dietro da decenni e renderla, è il caso di dire, a prova di chiodo.  


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