Attualità

Senza Zuccheri Aggiunti – Visionario di oggi, immortale di ieri

di Nicola Santini -


Se avessi dato un euro a tutti quelli che hanno usato impropriamente “visionario” negli nultimi mesi, oggi non saprei di cosa campare. Non è forse un aggettivo meraviglioso, di quelli che si usano quando non si sa più cosa dire ma bisogna comunque fare bella figura? È come il prezzemolo delle conversazioni: si mette dappertutto. E senza criterio. Chi è un visionario? Nella maggior parte dei casi, si tratta di qualcuno che, se non capisci, devi per forza lodare.

Se proprio non riesci a trovare un solo motivo per apprezzare le sue idee confuse, ecco che salta fuori la soluzione: “è un visionario”. Che poi, tradotto in linguaggio comprensibile, significa “non ci ho capito niente ma, siccome non voglio fare brutta figura, meglio esagerare con i complimenti”. La verità è che i visionari sono quelli che hanno le visioni, o peggio, le traveggole.

Cose che vedono solo loro. Mentre io, povero illuso, cerco disperatamente un senso logico nelle loro parole. Ma è normale. Se uno inizia a parlare di cose che non stanno né in cielo né in terra, basta dire che ha una “visione del futuro”. Così passa pure per genio. E siccome oggi non si può mai dire che qualcuno è confuso o fuori di testa, meglio rifilargli il complimento mainstream: visionario. Non è che uno è confuso, è “avanti”. Certo, avanti verso dove non lo sa manco lui. Ma va bene così, perché essere “visionari” oggi è come essere immortali ieri: un modo elegante per dire che non ci si capisce niente ma suona bene. E accattatevillo.


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