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Un hacker solo contro tutti: violati per anni ministero della Giustizia, le Procure, Telespazio, Tim e la Finanza

di Angelo Vitale -


Arrestato a Roma un hacker, un informatico di 24 anni originario di Gela e nella Capitale per lavoro, che per almeno due anni dal 2020 al 2022 aveva avuto “la possibilità di controllare ogni contenuto dei sistemi informativi della giustizia (e non solo, ndr). È stata una minaccia grave e sono stati verificati danni seri ai sistemi di sicurezza”. Parole di Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, nel corso della conferenza stampa presso la Procura di Napoli.

Una vicenda al momento priva di molti dettagli – ci sono altre tre persone indagate – e che probabilmente rimarrà dopo questo annuncio pubblico a lungo riservata, perché gravissimi sono i danni resi noti dai magistrati che hanno condotto l’inchiesta, che ora dovrebbe procedere speditamente per rispondere ai molti interrogativi e alle numerose ipotesi che pure dai magistrati oggi sono state fatte.

Pochi, come detto, i particolari ufficializzati. L’hacker aveva almeno 5 identità di copertura con le quali riusciva a violare i sistemi per reperire password e accessi che gli avrebbero permesso di scaricare e consultare migliaia di file – tra informative e atti di indagini – coperti da segreto istruttorio. I reati contestati sono accesso abusivo aggravato alla struttura dello Stato e diffusione di malware e programmi software in concorso con ignoti, aggravati dalle recenti norme ed equiparati a reati di mafia e terrorismo.

Nessun ausilio all’inchiesta dagli apparati istituzionali da tempo operativi a livello nazionale contro i cybercrimini, una circostanza non poco singolare: in campo solo la Procura di Napoli, altre Procure interessate, quella Antimafia, le Università di Torino e Roma.

Sotto attacco i sistemi informatici del ministero della Giustizia ma anche Tim, Telespazio e Guardia di Finanza, utilizzati anche server esteri dal giovane che aveva pure la possibilità di “estrarre” – così dice il procuratore napoletano Nicola Gratteri – criptovalute: gliene hanno sequestrate per 2 milioni di euro. Solo ipotizzato al momento, e quindi da approfondire e da accertare oppure da smentire, il coinvolgimento della criminalità organizzata o di Servizi segreti stranieri o comunque di una rete internazionale nella richiesta di dati e documenti al giovane, che ha messo per anni in crisi il funzionamento e la gestione della giustizia al ministero e in varie Procure. In proposito, Gratteri ha espressamente raccontato di magistrati ritornati per molto tempo all’uso del solo materiale cartaceo – anche l’ordinanza emessa per l’arresto dell’hacker non è stata ancora digitalizzata – rinunciando ad ogni forma di contatto diverso, dalla posta elettronica alla messaggistica Whatsapp.

Da oggi, migliaia e migliaia di file e documenti su cui lavorare per dipanare un’inchiesta, a questo punto, solo ai primi passi. Un racconto che inquieta non poco. L’auspicio è che non rimanga per molto ancora un mistero.


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